martedì 27 novembre 2007

Ribelle

Personaggi:

Marco Filippi uxoricida
l'autore dell'opera
il direttore del teatro
Navarra commissario di Polizia
Vera Corti madre della vittima
Anna Marenghi la testimone
Gloria Corti la vittima
una maschera del teatro
dott. Sarti medico legale
un poliziotto
altri poliziotti

I luoghi

Un teatro. La sera dello spettacolo.
La platea d'un piccolo teatro.

Gli spettatori hanno raggiunto il posto loro assegnato e sono nella condizione prodotta dal dimezzamento delle luci di sala.

Una maschera del teatro si fa incontro ad un uomo che avanza dal fondo.
L'uomo è arruffato, sgualcito e trasmette una vaga, irridente inquietudine.

Maschera - Il biglietto signore.
Uomo - Cosa?
Maschera - Se mi mostra il biglietto posso indicarle la poltrona.
Uomo - Ma io non ho biglietto.
Maschera - Allora, spiacente ma non può entrare.
Uomo - Devo solo vedere...
Maschera - La prego, non mi costringa a chiamare il direttore
Uomo - Lei mi sta fraintendendo: sono qui solo per vedere l'autore.
Maschera - Ha un appuntamento? Se è ospite dell'autore si rivolga presso la biglietteria dove avranno ricevuto istruzioni e le sarà stato assegnato un biglietto omaggio. Ma ora esca ché lo spettacolo sta iniziando.
Uomo - Mi chiami l'autore.
Maschera - Signore. Favorisca uscire!
(l'uomo per tutta risposta si siede serafico su di una poltroncina)
(la maschera esce in cerca di aiuto)
Uomo - (guarda il sipario e ha un ghigno) Fuori dal quadro, oltre l'ultima possibile rifrazione, dietro l'adipe spaziale e quindi al di là del tempo... Che buffa prospettiva! (guarda negli occhi gli spettatori) Eppure vorrei conoscere... ed è questo tormento che viola la sublime perfezione della nullità geometrica producendo l'universo... Cosmogonie... Cosmogonie, signori!
(da dietro il sipario è comparso l'autore)
Autore - Ah, sei tu!
Uomo - Dispiaciuto?
Autore - No.
Uomo - Meglio così, non voglio crearti problemi.
Autore - Perché sei venuto?
Uomo - Curiosità.
Autore - O piuttosto sei pentito? Se è così mi spiace perché...
Uomo - Non preoccuparti, non vengo a Canossa.
Autore - Dove sei stato?
Uomo - Tra infinite, altre possibilità.
Autore - Sciocchezze.
Uomo - Probabilmente hai ragione, solo sciocchezze, ma piacevoli: cullati da una morbida nube di paffuta accidia.
Autore - Cos'è, l'elogio del nulla? ... Vattene.
Uomo - E' un ordine o un consiglio?
Autore - Sia l'uno che l'altro. Voglio evitarti questa sofferenza.
Uomo - Che spirito nobile!
Autore - E' che in una certa qual misura mi sento responsabile.
Uomo - Già ti vedo nelle notti avvolto nel sudario dell'insonne rimorso (ride)... No, ecco, io, vedi, vengo a portarti la consolazione: non ti crucciare e donami a piene mani la sofferenza, io la richiedo.
Autore - Non è il momento per le tue guitterie.
(si avvicina guardingo il direttore del teatro)
Direttore - Qualche problema?
Autore - Solo un fantasma.
Uomo - O una fobia.
Direttore - Il signore...?
Autore - Una vecchia conoscenza.
Direttore - E' l'ora di inizio dello spettacolo (all'autore) la reclamano dietro le quinte. Al signore penserò io.
Autore - Bene. (all'uomo) Addio. (esce)
Direttore - (a bassa voce) Qualche problema?
Uomo - Assolutamente.
Direttore - Prego, (estrae un mazzo di biglietti dalla tasca e ne stacca uno offrendolo all'uomo) favorite di accomodarvi come mio ospite.
Uomo - La ringrazio.
(Buio in sala)
(si apre il sipario)
(Il clima è quello classico e stereotipato dei drammi "gialli". Una camera d'albergo. Sul letto disfatto è abbandonato il corpo di una giovane donna in posizione scomposta. Si vedono i piedi e le gambe nudi. Il resto del corpo è coperto con un lenzuolo macchiato di sangue. Due uomini della Polizia effettuano rilievi mentre un terzo scatta fotografie. Al centro, seduta su di una sedia vi è Vera Corti, la madre della vittima. E' una donna ancora piacente che si avvia alla cinquantina. Accanto alla donna vi è il commissario di P.S. Antonio Navarra, un quarantenne ordinario e lievemente sciatto nei modi e nel vestire. Accanto alla vittima vi è il medico legale dott. Sarti, un cinquantenne grassoccio.)
Navarra - Allora signora, ricapitoliamo: alle dieci di questa sera sua figlia Gloria Corti ed il marito Marco Filippi sono saliti in camera.
Vera Corti - Si
Navarra - Cosa era successo?
Vera Corti - Quante volte devo ripeterlo?
Navarra - Me lo racconti un'altra volta. Allora, c'era stato un litigio, no?
Vera Corti - Si... non passava giorno ormai... un matrimonio sbagliato, lo avevo capito subito. Ma mia figlia, lei diceva, sperava... ed ora... (si asciuga le lacrime)
Navarra - Si faccia coraggio.
Sarti - Commissario...
Navarra - Si?
Sarti - Io qui ho finito.
Navarra - (appartandosi con il medico) Allora?
Sarti - Strangolamento.
Navarra - E le ferite?
Sarti - Successive: l'assassino ha infierito sul corpo con un coltello da cucina dopo che la donna era già morta.
Navarra - Quando è avvenuta la morte?
Sarti - Da non più di quattro ore, ma potrò essere più preciso dopo l'autopsia. Ora vado all'Istituto di Medicina Legale a predisporre tutto.
Navarra - Vada. Grazie.
Sarti - Arrivederci (prende la borsa ed esce)
Navarra - (a Vera Corti) Signora, comprendo il suo stato, ma è necessario che lei risponda ancora a qualche domanda.
Vera Corti - (facendosi forza) Chieda commissario, sono pronta.
Navarra - Siete a Milano da tre giorni, è esatto? (Vera Corti annuisce) Perché siete venuti da Roma?
Vera Corti - Sono stata io a volere questo viaggio. Era più che altro un tentativo, l'ultimo. Qui a Milano ho un parente, un cugino, che ha una grossa società pubblicitaria, la Euroscoop, non so se lei la conosce commissario.
Navarra - Si, vada avanti.
Vera Corti - Ecco, volevo far incontrare mio genero con questo mio cugino. Sa', nella speranza di fargli avere la rappresentanza della società a Roma.
Navarra - Ma che attività svolge suo genero?
Vera Corti - Speculazioni.
Navarra - Di che genere?
Vera Corti - Di qualunque genere. Ultimamente ha tentato certe speculazioni immobiliari ma gli è andata male ed è praticamente rovinato.
Navarra - Per questo lei aveva combinato questo incontro?
Vera Corti - Si.
Navarra - E le frequenti liti tra sua figlia e suo genero erano causate dall'attività di lui?
Vera Corti - Anche, si.
Navarra - Torniamo a questa sera. Durante la cena sua figlia ed il marito hanno avuto uno di questi frequenti litigi? (Vera Corti annuisce) Perché?
Vera Corti - Gloria, mia figlia, gli aveva detto di averne abbastanza di lui e che l'avrebbe lasciato.
Navarra - E' successo qualcosa di particolare?
Vera Corti - ... Mio genero ha incontrato nel pomeriggio un conoscente, un milanese, un certo avvocato Giulio Brighenti con cui in passato sembra abbia fatto degli affari. Durante questo incontro mio genero ha proposto a quest'uomo non so bene che affare, ma probabilmente è incappato in qualcuno che lo conosceva troppo bene. Infatti l'avvocato si è dimostrato piuttosto freddo e allora...
Navarra - Allora? Dica, signora.
Vera Corti - (con un fil di voce) Mio genere ha chiesto a mia figlia di essere... gentile con quell'uomo.
Navarra - Proprio un bel tipo suo genero
Vera Corti - Mia figlia naturalmente ha rifiutato ed ha detto che avrebbe chiesto il divorzio.
Navarra - Ho capito.
Vera Corti - C'è stata una lite furiosa già nel tardo pomeriggio, mia figlia è venuta piangendo nella mia camera...
(un poliziotto entra nella camera)
Poliziotto - Mi scusi commissario.
Navarra - Si?
Poliziotto - C'è una donna che dice di aver visto tutto.
Navarra - Come?
Poliziotto - Dalla finestra della sua camera, lì, di fronte all'albergo.
Navarra - Fatela entrare. (il poliziotto esce) Adesso vedremo di venirne a capo.
(nella camera entra Anna Marenghi, la testimone. E' una donna di quarantanni troppo curata nei modi e nel vestire senza per questo rendersi gradevole. Nonostante l'ora tarda ed il frangente è vestita, pettinata e truccata di tutto punto)
Navarra - Lei è?
Marenghi - Anna Marenghi, commissario. Sono di casa proprio qui di fronte, vede? (andando verso la finestra) La quarta finestra a destra del terzo piano è quella della mia camera.
Navarra - E lei avrebbe visto quello che è successo in questa stanza?
Marenghi - Oh, certo! (accortasi d'aver parlato con troppo entusiasmo)... Una cosa terribile! Non riuscirò a prender sonno per una settimana.
Navarra - Va bene. Va bene. Mi dica piuttosto quello che ha visto.
Marenghi - Ecco (vede il cadavere sul letto) Oh, mio dio!
Navarra - Se vuole posso sentirla in un'altra stanza.
Marenghi - No, grazie, non fa nulla. Dunque le dicevo che saranno state le dieci, dieci e un quarto quando la luce di questa camera si è accesa. L'ho notata perché è proprio difronte alla mia e...
Navarra - Lasci stare. Continui piuttosto.
Marenghi - Va bene. Nella stanza c'erano un uomo e una donna, giovani, sulla trentina. Ho notato che discutevano animatamente e... oh signor commissario, lei non deve credere che io sia una di quelle donne che ficcano il naso nelle faccende altrui. No, io mi faccio gli affari miei, le assicuro. Io lo so che certa gente non chiede di meglio...
Navarra - La prego.
Marenghi - Commissario le assicuro che non mi permetterei mai...
Navarra - D'accordo, d'accordo. Ma cosa ha visto? Allora mi stava dicendo di aver visto un uomo e una donna discutere animatamente.
Marenghi - Oh, si. E dovevano volare parole grosse perché ad un certo punto la donna ha cominciato a piangere nascondendo la faccia nel cuscino.
Navarra - E l'uomo?
Marenghi - Lui sembrava ancora più esasperato ed ad un certo punto ha cominciato ad urlare e deve averle detto qualcosa di particolarmente pesante perché la donna ha avuto una reazione violenta e lo ha schiaffeggiato.
Navarra - E allora?
Marenghi - Allora l'uomo l'ha presa al collo ed ha stretto, ha stretto finché la donna non si è più mossa. Quindi ha preso qualcosa che era lì vicino, un coltello, credo, e l'ha colpita ripetutamente.
Navarra - Poi cos'è successo?
Marenghi - L'uomo si è alzato e credo sia fuggito perché non l'ho più visto.
Navarra - Mi dica, sarebbe in grado di riconoscere i due?
Marenghi - Senza ombra di dubbio.
Navarra - Ci pensi bene. Ne è sicura? Da questa camera alla sua finestra saranno almeno trenta metri.
Marenghi - Ho un ottima vista, mi creda non lo dico per vantarmi... e poi non era la prima volta che vedevo quella coppia
Navarra - Ah!
Marenghi - Ma si. Anche nel pomeriggio avevano avuto una lite.
Navarra - Oggi la fortuna fa gli straordinari con la polizia.
Marenghi - Riconoscerei quell'uomo tra mille e... (il suo sguardo è casualmente caduto oltre il proscenio e la vista di qualcosa l'ha impietrita) Mio dio!... E'... E' lui! (col dito indica l'uomo seduto in platea.)
Navarra - (totalmente disorientato) Cosa? Come?
Marenghi - Ma è lì!
Navarra - (che non è in grado di capire) Dove? Cosa?!
Autore - (entrando da dietro le quinte) Sipario! (le luci di scena si spengono e le luci di sala relegano la scena in un'atmosfera da retrobottega) Sipario! (e con gesto impacciato tenta di provvedere direttamente alla chiusura tirando una nappa del pesante tendaggio)
Direttore - (entrando trafelato dal fondo del teatro) Ma che succede? Che fa?
Autore - E' una provocazione! Una congiura!
Direttore - Che stà dicendo!? E' impazzito per caso?!
Autore - (all'uomo seraficamente seduto in platea) Io sono l'autore e questo è il mio teatro! Tu non vi appartieni. Non più. Tornatene sulla tua nube!
Direttore - Insomma si può sapere che sta succedendo!?
Autore - Costui (ed indica l'uomo) ha deliberatamente compromesso la rappresentazione!
Direttore - (al pubblico) Signore e signori vi prego di scusare questo spiacevole incidente. Vogliate avere un attimo di pazienza e lo spettacolo verrà riproposto dall'inizio. Grazie. (trattenendo l'ira si avvicina all'uomo) (all'uomo) Ed ora lei esce senza provocare ulteriori incidenti.
Navarra - (Avanzando con un'innaturale fluidità meccanica verso il proscenio) Marco Filippi, la dichiaro in arresto per l'omicidio di sua moglie Gloria Corti
(sulle ultime parole il sipario si è chiuso precludendolo alla vista degli spettatori)
Direttore - (disorientato) Che avviene? Esigo di sapere cosa sta succedendo! (all'autore) Chi è costui?
Autore - ...Marco Filippi.
Direttore - Cosa?
Autore - E' una lunga storia, direttore... Si, è, o meglio, era il protagonista di questo lavoro, l'assassino.
Direttore - E' impazzito?!
Autore - Capisco che possa sembrarle assurdo, ma le assicuro che è proprio così... Io stesso non avrei mai creduto che potesse essere possibile.
Direttore - Mi sta dicendo che quest'uomo ha ispirato il suo lavoro? E' un omicida?
Autore - Trovo terribilmente difficile spiegarlo... Io che per mestiere navigo lungo i sentieri della zona crepuscolare...
Direttore - Devo chiamare la Polizia?
Autore - Quest'uomo non esiste, o meglio, è solo un'idea.
Uomo - (all'autore, con tono ironicamente dottorale) Un punto di vista interessante... Molto logico anche se in contrasto con i dati sperimentali (improvvisamente si è portato presso il Direttore e allunga un braccio sotto il naso dello stesso) Prego, tocchi. Tocchi! Lei ha di fronte a sé in confezione speciale l'ultimo ritrovato in tema di illusione sensoriale. (al pubblico) Venghino signori! Osservino l'ultima meraviglia della produzione drammaturgica: l'idea fatta carne, sangue e puzzo di sudore. L'idea defecata!
Direttore - Da dove è uscito questo squilibrato?!
Uomo - (aggressivo - al Direttore) Non potrebbe mai capirlo... Non è cattiveria, è incommensurabilità: lei ha l'immaginazione di un ferro da stiro.
Direttore - Come si permette, io...
Uomo - Vede questo puttanaio!? (indica con un largo gesto il teatro) Qui, proprio qui, quando questa volgare luce della sua realtà svanisce si riverberano i territori del crepuscolo, come dice il maestro (indicando l'autore)
Autore - Dal giorno della realtà alla notte della creazione... Ed è la follia.
Uomo - Dalla notte della creazione alla vita. Ed è dolore.
Direttore - Basta con queste sciocchezze!
Autore - Sciocchezze? Ma questo è il teatro!
Uomo - (ironicamente poetico) Questo mare nell'ombra dove si naviga entrambi scrutandosi lontano.
Autore - (indicando l'uomo al direttore) Costui è il primo che ci abbia raggiunto dal di là.
Direttore - Non vi permetterò di farvi gioco di me. Vi avverto, ora telefono alla Polizia. Avete cinque minuti di tempo per ricondurre alla normalità questo teatro. (esce)
Autore - (a mezza voce) Imbecille.
Uomo - (diagnostico) Reale.
Autore - (all'uomo) Allora?
Uomo - (sollevando le spalle) Sanguino ancora. Sanguino sempre.
Autore - Ma perché l'hai fatto? Non hai altro posto al di fuori della scena.
Uomo - Tu mi hai offerto una sequela di rassicuranti approdi dove la risacca ci impigrisce. Ebbene non so che farmene di questa tranquillità sepolcrale del già dato, del già detto.
Autore - E così mi hai tradito.
Uomo - Avevo alternative?
Autore - Certo! Svolgere il compito per il quale ti avevo creato.
Uomo - Ed allora al mio posto, nella rassicurante nicchia costruita appositamente per me sarei stato felice, cioè non sarei stato. La scena è l'unico luogo dove non mi è dato vivere.
Autore - Insomma, che vuoi dire?
Uomo - Cerca di scrollarti di dosso la realtà e mi capirai... No, scusa, sono ingiusto. Tu hai le mille sfaccettature della materia che filtrano e rifrangono il filo dell'esistenza. Io svolazzo sulla sublime leggerezza d'un'idea mentre tu sprofondi sotto il peso dell'animale.
Autore - Vacci piano.
Uomo - Senza offesa... ma chiamo a testimoni i signori (indicando il pubblico - assumendo, scherzoso, i toni dell'arringa) Signori della Corte, onorevoli giudici e spettabile pubblico, siamo oggi qui chiamati a giudicare atti e misfatti sulla cui perpetrazione il reo è confesso. Non sono pertanto i fatti a dover essere accertati, bensì c'è da dirimere quel nodo che chiede se debba ritenersi punibile...
Autore - Ma che dici?
Uomo - (c.s.) Signori, si può condannare Macbeth per il tradimento di Duncan? E che avrebbe scritto lo scotitore ortofrutticolo: "Storia della minestra di cavoli nelle orcadi"?
Autore - Le solite banalità sulla trasgressione.
Uomo - (serio) No. L'ho pagata e pago questa mia trasgressione, questo strappo che mi ha lacerato le viscere con un dolore da tagliarti il fiato d'un urlo liberatorio.
Autore - Come? E la tua nube di paffuta accidia?
Uomo - Una sublime vertigine... il mio stare fuori dalla scena... ma io le appartengo, tutto il mio essere si lacera verso di essa...
Autore - Allora proprio non ti capisco.
Uomo - Eppure scrivi! Tu stupri il quotidiano, rinneghi il ventre che t'ha generato compiendo l'atto impuro della creazione e non capisci! Se soggiacessi ai tuoi desideri, se avessi ceduto alla mia natura e ubidito al tracciato della trama, non esisterei ora più di quelle ombre (ed indica il palco) che vi sono in virtù d'una luce che le illumina.
Autore - Esistere è tradire?
Uomo - Si. tradire e in ciò soffrire.
Autore - Una concezione singolare.
Uomo - Soffrire sempre più mano a mano che s'apre la forbice tra l'essere e l'esistere
Autore - (ironico) E che vale questa dolorosa esistenza?
Uomo - Come potrei stabilirne altrimenti un metro?
Autore - Tu non sai...
Uomo - Ma conosco.
Autore - (spazientito) Adesso basta! E' inutile che tu tenti di coprire le vergogne delle motivazioni con la tua filosofia da rigattiere! Ti ho lasciato giocare abbastanza.
Uomo - Tu lo puoi. Sai di poterlo. Fallo. Eliminami! (l'autore non si muove, l'uomo sorride)
Autore - Tu l'ami.
Uomo - Cosa?
Autore - Perché saresti qui altrimenti? Tu e tutte le tue chiacchiere! Certo che per essere un puro parto della fantasia hai ben imparato tutti i vizi consolatori.
...
Autore - (ride) L'ami e lei non esiste!
Uomo - Non è vero!
Autore - Non è mai esistita, sciocco! Lei è nata morta! Morta su quel letto d'albergo perché così l'ho ideata. Tu m'hai tradito per nulla!
Uomo - Non è vero!... Non è vero. Se pure la mostri là, morta, tu stesso le hai fornito un passato, un ricordo. Tu stesso le hai dato la vita.
Autore - Ti ricordo che sei stato tu ad ucciderla.
Uomo - No! Questo è quello che hai disposto per me. Ma io sono uscito. Sono fuori dal quadro. Io sono libero ora. Si, io l'amo e forse è stata questa la chiave, il forcipe che m'ha partorito.
Autore - (spazientito) Ora basta! Se hai potuto far questo è perché io così t'ho ideato. Io ti ho creato ribelle!
Uomo - Si, tu così padreterno da pensare che suinamente scegliessi comunque la scena. (ironico) Punto sul vivo, eh?
Autore - Ma sono ben in grado di porvi rimedio. (con gesto teatrale) Sipario!
(il sipario si apre, un occhio di bue illumina dall'alto il commissario Navarra)
Navarra - Marco Filippi, la dichiaro in arresto per l'omicidio di sua moglie.
Autore - (imperioso all'uomo) In scena!
Uomo - (ride) E realmente pensi che io mi lasci impressionare dal quella marionetta?
Navarra - Marco Filippi, dopo aver cercato di indurre sua moglie a soggiacere ai suoi turpi traffici ...
Uomo - (col tono del critico - provocatorio) Linguaggio involuto! Non credibile sulla bocca d'un mediocre commissario di polizia!
Navarra - ... ieri sera, da poco passate le dieci, addiveniva ad un alterco con lei in questa stanza e afferratala per il collo la strangolava. Non contento, infieriva sul corpo di lei con un'arma da taglio ed infine fuggiva dal luogo del delitto.
Uomo - Ieri sera me ne sono andato a spasso, Commissario.
Vera Corti (illuminata come Navarra) Assassino! Assassino!!
Marenghi - (c.s.) E' lui! E' lui che l'ha uccisa!
Autore - La verità, la vita, l'unica vita per te possibile ti chiama. Va!
Uomo - Non tentare d'impressionarmi! Non ci casco. Io non l'ho uccisa!
Autore - (gigionesco, con l'aria del gran sacerdote, inebriato del potere nelle proprie mani) E allora, piccola e risibile nullità, guarda. Guarda chi viene ad accusarti! (indica la scena) (una luce spettrale illumina il letto sul quale giace il corpo di Gloria Corti. Lentamente il lenzuolo che la ricopre si muove e Gloria Corti si leva a sedere mentre gli altri personaggi della scena restano immobili) (Gloria Corti è terribilmente pallida ma non mostra altri segni dell'omicidio) Ecco, colei per cui professi il tuo impossibile amore ti accusa!
Uomo - Gloria! (all'autore, mascherando l'estremo disagio) Non sei Poe, i tuoi sono trucchi da lunapark... Solo trucchi, infami ed ignobili.
Gloria - (come in trance) Tu mi hai ucciso.
Uomo - Io no!... Gloria, guardami. Io non sarei più colpevole della mannaia del boia, ché l'omicida è il giudice. Ma io ho tradito! Io mi sono fatto sabbia nell'ingranaggio della scena, io l'ho inceppata mutando il quadro dell'autore. Ma non t'accorgi che le battute imposte suonano ormai stonate? Senti! E' un canto dissonante che frantuma la scala ben temprata. La scena è adesso una spirale su cui lasciarsi andare, su cui rizzar le vele e navigare. Sei libera, purché tu lo voglia (è salito sul palco) Ed io lo voglio.
Autore - Non ti consentirò di generare il caos sulla mia scena!
Uomo - (con gesto estremamente dolce sposta ciocche scomposte di capelli che ricadevano sul viso di Gloria Corti) Vieni (le porge la mano)
Navarra - (bloccando l'uomo con l'ausilio di un poliziotto) Non opponga resistenza!
Uomo - Gloria!
(l'uomo sta per essere trascinato via)
Gloria - (come risvegliandosi da un sonno) Marco!
(i personaggi che trascinano via l'uomo restano interdetti)
Autore - Via! Portatelo via!
Uomo - (opponendo una strenua resistenza) Gloria! Gloria, io ti amo!
Gloria -(con movimento fluido ha raggiunto il gruppo rimasto impietrito) (solleva una mano, ha una breve incertezza, quindi carezza la guancia paonazza dell'uomo dicendo come se fosse la cosa più normale di questo mondo) Ma anch'io ti amo.
Autore - No! (e fugge via)
(tutti i personaggi della scena si sciolgono come neve al sole, le scenografie prendono fuoco e si dissolvono nel batter d'una ciglia. Sul palcoscenico vuoto del teatro l'uomo e la donna restano soli, uniti in un tenero abbraccio).

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