martedì 27 novembre 2007

La conferenza

(I danni del teatro)
da Anton Cechov

(Normale sala per conferenze. Entra un normale conferenziere)
Giacomo Ferri - Gentili signore, egregi signori. E stato chiesto da più persone a me personalmente - ma anche tramite mia moglie - che io tenessi qui, a scopo di beneficienza, una conferenza divulgativa.
Io ritengo d'essere un uomo modesto e, anche se non spetterebbe a me dirlo, ritengo che l'esibizione di ... sapienza - se così posso esprimermi - non costituisca di per sé un atto degno di plauso, ma non mi è rimasto che cedere alle richieste e allora ... eccomi qua.
Io non sono un professore. Sono privo di titoli accademici, di attestati di frequenza ad "Actor studio" e di consimili benemerenze cartacee, ma come tutti voi ben sapete io ... io ... (ha perduto il filo, esita, estrae un foglietto dalla tasca e legge) io, da almeno due decenni, senza tenere in minimo conto tempo, denaro e beni della vita, lavoro su problematiche rigorosamente culturali occupandomi in prevalenza di questioni teatrali.
Giorni fa ho terminato uno studio - che spero di vedere pubblicato - dal titolo: "Tragedia e Commedia nell'era dei mass-media".
Come argomento della mia odierna conferenza mi è stato consigliato, come forse saprete, quello relativo all'utilità dell'uso delle tecniche della drammatizzazione nella scuola dell'obbligo.
Naturalmente è difficile in una sola conferenza esaurire tutti gli aspetti dell'argomento, ma cercherò di essere breve parlando solo delle questioni essenziali.
Io non credo alla divulgazione da "Settimana Enigmistica" - alla Piero Angela, tanto per intenderci - per cui utilizzerò riferimenti che probabilmente non sono patrimonio di tutti i presenti, ma mi auguro che comunque tutti voi sentiate l'importanza dell'argomento e ascoltiate le mia parole con la debita attenzione. D'altra parte chi non è interessato, chi teme l'aridità di un linguaggio rigorosamente tecnico non è obbligato ad ascoltare ed è libero di andarsene. (indica l'uscita)
Dunque comincio.
Chiedo attenzione. Chiedo soprattutto l'attenzione degli insegnanti qui presenti che potranno ricavare da questa mia conferenza molte notizie utili dato che la drammatizzazione è ormai entrata a pieno titolo a far parte dei programmi ministeriali. A questo proposito posso citare quale esempio ante litteram la mia maestra che nel 1962 la drammatizzazione: Orazi contro Curiazi! Io ero un Orazio ... Il primo che moriva.
(Da un'occhiata al foglio)
La parola drammatizzazione viene dal termine dramma che a sua volta discende dal greco drâma che significa "azione" e dal verbo drân che significa "fare", "agire". A mio avviso, comunque, il termine drammatizzazione deve essere fatto discendere più propriamente dal genitivo drâmatos o forse anche da drâma tikos, ovvero, relativo al dramma. Letteralmente comunque il termine drammatizzazione sta a significare l'insieme ... (viene colpito da un attacco di tosse) l'insieme ... l'ins questo attacco ... Basta! Uffa!
(lunga pausa. S'asciuga il sudore con un fazzoletto)
Da molto tempo ... soffro di questi attacchi ... di tosse ... che mi procurano anche affanno ... Questa malattia mi è cominciata il "La classe muerta" di Taddeo Kantor ... Da allora ho visto centinaia di spettacoli teatrali ... di film, invece, praticamente nessuno - come è ovvio, dato che per un regista teatrale il cinema non riveste una grande importanza ...
Comunque ... dato che il tempo stringe è meglio non allontanarci dall'argomento della conferenza ... Dov'ero rimasto? Uffa, l'attacco di tosse mi ha interrotto nel punto più interessante. Ma non tutti i mali vengono per nuocere! Per me e per voi, in particolare per i signori insegnanti qui presenti, questo attacco può servire da ottima illustrazione di un metodo di apprendimento, per così dire, deduttivo. Metodo che i signori insegnati potranno trasmettere ai ragazzi loro affidati.
Dunque, in natura non esiste effetto senza causa, cerchiamo quindi la causa di questo mio attacco. (Pensa) Si! L'unico metodo col quale si può sicuramente evitare l'insorgere della tosse consiste nell'evitare le correnti d'aria e i luoghi umidi ed io, invece, prima di venire a questa conferenza ho fatto esattamente il contrario.
Dovete sapere che il Centro di Sperimentazione Teatrale di cui sono membro questa mattina doveva effettuare uno spettacolo. Tutti, attori e tecnici, si sono presentati puntuali all'appuntamento ... Precisiamo. Io sono membro del Centro e non spetterebbe a me, credo, lodare l'efficienza e la professionalità del nostro complesso teatrale, ma ad onor del vero vi posso assicurare che non è facile trovare una passione, una serietà ed una dedizione al teatro pari a quelle che si mostrano evidenti tra di noi ... No ... dovete credermi ... e non che con questo intenda posso testimoniarlo di persona perché del Centro ho l'onore di essere il Direttore Artistico. Riduco i testi, preparo i copioni, organizzo le prove, monto le scene, sistemo le luci, conto e avvolgo i cavi elettrici, pulisco la sala delle prove, vendo le noccioline negli intervalli, scrivo i programmi di sala, affiggo le locandine, controllo che non entrino due spettatori con un solo biglietto e che l'assessore alla cultura abbia il posto migliore riservato ... Ma andiamo avanti nel racconto. Dunque, oggi tra le mie incombenze c'era quella di provvedere acché in teatro arrivasse un servizio di sei coppe di finto cristallo necessario per la scena d'un brindisi che è nello spettacolo ... bhè, per la verità le coppe erano alquanto bruttine ma, dati i prezzi che corrono anche per queste cianfrusaglie, la compagnia aveva deciso che per quello che dovevano servire andavano benissimo. Dunque, oggi c'era spettacolo. Ma andiamo avanti. Ascoltate cosa va a capitare. Quando manca meno d'un quarto d'ora all'inizio dello spettacolo viene da me il datore luci disperato perché i bicchieri sono caduti e sono andati in frantumi. Come? Mistero! Che fare? Ditemelo un po' voi. Tagliare la scena? No, gli attori non sarebbero mai stati daccordo: ne andava della loro dignità professionale. E allora, secondo voi, che cosa abbiamo fatto, eh?
Gli attori mi hanno detto: "Corri tu a comprare dei nuovi bicchieri!" Ed io sono corso ... ma letteralmente! Sapete com'è, c'era un traffico terribile tant'è che ho stabilito di fare più in fretta a piedi. Disgraziatamente pioveva e c'era un vento gelido. Ecco dunque la causa dell'attacco. Da ist der hunt begraben!
Ma ... (guarda l'orologio) ci siamo messi a chiacchierare e ci siamo alquanto allontanati dal nostro tema. Proseguiamo ... Dunque, il termine drammatizzazione sta a significare ... (ha perduto il foglietto caduto a terra durante l'attacco di tosse ed ora si fruga nervosamente nelle tasche e lo cerca con gli occhi) Vi invito a ricordare questa definizione ... La definizione è come la stella polare ... (ha visto il foglietto a terra e gli lascia cadere sopra il fazzoletto chinandosi a raccogliere quindi fazzoletto e foglio insieme) A proposito, così ... per chiudere il discorso ... Ho dimenticato di dirvi che nel nostro Centro, oltre ad essere il regista, sono incaricato di tenere seminari sull'uso della voce, la dizione, il linguaggio gestuale, la mimica, la recitazione. Inoltre tengo corsi di scenografia, scenotecnica, luminotecnica, scrittura teatrale e storia del teatro. Oltre a questo il Centro organizza anche corsi di danza e canto. Come vedete un'attività più che professionale. E che rigore culturale! Eh, si badi bene! Ma la cosa straordinaria è che tutto questo costa un'inezia! Per un corso annuale, figuratevi, il costo è di 400.000 lire, di 200.000 lire per i corsi trimestrali e di 50.000 per i seminari di quindici giorni ... Per i corsi di danza e canto la quota è a parte, previo accordo con il tesoriere ... La sede ... Si, insomma, la sede del nostro Centro è in via della Conciliazione, proprio di fronte al Circolo ricreativo per anziani ... praticamente sotto la casa della vedova dell'ingegner Triglia ... Per aver maggiori informazioni ... uhm, si può telefonare a qualsiasi ora al 921264 ... il programma comunque è in vendita presso il Circolo ricreativo lì di fronte e, costa solo tremila lire ... (guarda il foglio) Dunque vi invito a ricordare la definizione.
La drammatizzazione è il rendere atto alla rappresentazione. Il ridurre in forma di dramma un racconto, un romanzo storico, una vicenda reale. Prendetene nota. Per noi, a dire il vero, il significato che interessa è quello che si riferisce all'uso di particolari tecniche nell'educazione del ragazzo.
(Ha preso una sigaretta e l'ha accesa. Alle prime boccate la sigaretta esplode)
Oh signore! Di nuovo uno di quegli stupidi scherzi! Ma che devo fare con quelle carogne! Chi? I miei attori! Ieri mi hanno messo del sale nel caffè e oggi ... è un'infamia! Il diavolo solo sa che cosa combina al mio cuore questo scherzo, brutte carogne!
Voi, forse, leggerete in questo loro scherzo una mancanza di serietà nel nostro Centro. No! No signori miei, la colpa non è del Centro. No! La colpa è della società! La colpa è anche la vostra! Il teatro non è che lo specchio della società, e che cosa vediamo ogni giorno, eh? (starnutisce) Ma dimentichiamo tutto questo (starnutisce) Dimentichiamolo. La drammatizzazione porta il ragazzo alla socialità, cioè lo rende sociale ...
Noto però su molti volti dei sorrisi. Evidentemente, non tutti gli ascoltatori hanno apprezzato a sufficienza tutta l'importanza dell'argomento che ci interessa. C'è persino chi trova possibile ridere quando da una tribuna si pronunciano verità elaborate in uno studio rigoroso! (sospira) Naturalmente io non ho il diritto di farvi osservazioni, ma ... ai miei attori dico sempre "Ragazzi non ridete di ciò che sta al di sopra del riso!" ... Al Centro ho sette attori ... Sette anime che non chiedono altro che di penetrare i vostri cuori con la magia della loro arte ... Perdonate questo attimo di commozione ... ma credetemi sarei il più felice dei registi se ... E' difficile ai giorni nostri il mestiere dell'attore, tremendamente difficile! Eh, signori, non si vive di sola, nobile arte ed oggi è più facile trovare soldi per la terza ipoteca che un impresario per uno solo dei nostri spettacoli. Ah, spettatori, amministratori! Voi, con il vostro materialismo, con le vostre droghe calciofile e televisive vi private di uno dei piaceri supremi, del piacere della teatralità! Eppure come sono forti, come sono intense le emozioni del teatro! Io faccio questo lavoro da oltre vent'anni ma posso assicurarvi che ancora oggi per me entrare a teatro è come tornare bambino e riscoprire la magia del mondo delle favole e vivere l'impossibile che diviene realtà ... Ma poiché il tempo stringe non allontaniamoci dal nostro tema ... In questi giorni ho scritto una monumentale tragedia dal titolo "Sei attori in cerca di personaggi". Ai miei attori è piaciuta molto. Sopratutto è piaciuto il punto in cui gli attori del testo si dividono l'incasso della serata. Ma io, dopo averla riletta, l'ho stracciata. Infatti, qualunque cosa si scriva, del finanziamento pubblico non si può fare a meno: con gli incassi dei nostri spettacoli non si potrebbero comprare neanche le caramelle.
Ma continuiamo questa benedetta conferenza ... In realtà io detesto i mocciosi ma "lui" mi ha ordinato di tenere questa conferenza e allora andiamo avanti, la cosa mi lascia del tutto indifferente ... Sia detto tra noi ma a lui piace farsi bello, far credere che grazie a lui in questa città si fa cultura, vuol farsi credere un mecenate, ma la verità è che noi siamo poveri in canna, non abbiamo un centesimo ... ma meglio lasciar perdere ...
Quando viene una compagnia da fuori mi tocca anche provvedere all'organizzazione si è trovata appunto in un impiccio: una cassa di costumi era andata smarrita nel viaggio. Che fare? "Lui", informato della cosa ha detto "Pensaci tu, pagliaccio! ... Lui, quando ha la luna, mi chiama così: pagliaccio, buffone o guitto. Ed io sarei il guitto? Lui ha sempre la luna! Ed io sono corso, macché, volato ... Senza soldi non si cantano messe e lui m'ha già detto "Con te, pagliaccio, il denaro è sprecato" Scusate ... proseguiamo. Anche se voi, naturalmente, adesso ascoltereste più volentieri una poesia, un monologo: (recita) "Sono stufo di questo mondo falsario: e non voglio da lui prendere che lo stretto indispensabile. E dunque, Timone, prepara alla svelta la tua tomba, là dove la schiuma leggera del mare possa ogni giorno abbattersi sulla tua pietra tombale; e preparati anche un epitaffio in cui la tua morte seguiti a irridere alla vita dei vivi. O tu (al pubblico spiegando) All'oro (riprende a recitare) Dolce regicida! Eccellente motivo di divorzio tra padre e figlio, tu, radioso profanatore del purissimo letto di Imene! Tu Marte valoroso, tu sempre giovane, fresco, amato, delicato corteggiatore che alla dolce fiamma delle tue gote sciogli la neve sacrosanta nel grembo di Diana! Tu visibile dio che ricomponi le impossibili concordanze e rimeni i loro elementi a combaciare; e sai parlare in ogni linguaggio su qualunque tema. Pietra di assaggio dei cuori, tratta alla stregua di ribelle l'umanità tua schiava, e col tuo potere gettala in tale disparità e conflitto che la portino a distruzione, e resti alle belve l'impero del mondo". Atto quarto del nostro Centro (tira fuori alcune copie) ... Ecco, se volete, posso darvele. Tremila lire la copia! Chi ne vuole? ... Nessuno? Al lora a duemila lire? ... Peccato! ... La nostra scuola ... Non ne azzecco una, sono un fallito ... Guardate qua, tengo una conferenza, ho l'aria allegra, ma avrei voglia di gridare a squarciagola e di fuggire in capo al mondo. E non saprei con chi sfogarmi. Mi viene persino voglia di piangere ... Voi direte: gli attori ... E' una parola! Quando parlo con loro non fanno altro che ridere ... In compagnia ho sette attori ... No, scusate, forse sei ... (con vivacità) Sette! ... Gentili signori! (si guarda intorno) Io sono infelice, mi sono trasformato in un imbecille, in una nullità, ma in fondo davanti a voi avete il più felice degli uomini. In fondo, così deve essere, io non ho il diritto di dire il contrario. Oh, se sapeste! Posso dire che i vent'anni che faccio teatro sono stati i migliori anni della mia vita, non proprio i migliori, ma insomma così. Essi, per farla breve, sono trascorsi come un attimo felice, che il diavolo se li porti, a dire la verità. (si guarda in torno) Ma, se non sbaglio "lui" non è ancora arrivato, qui non c'è, e si può dire tutto quello che si vuole. Dunque, stavo dicendo: noi, si insomma il nostro Centro, non ha il successo ... si, che dovrebbe avere, perché non abbiamo l'aiuto, il sostegno necessario ... La sera, quando ci riuniamo giù al bar parliamo di queste cose e poi anche un bicchierino a farmi ubriacare e allora provo un senso di beatitudine e nello stesso tempo di tale tristezza che non riesco ad esprimere; chissà perché mi vengono in mente gli anni passati e mi vien voglia di fuggire. Oh, se sapeste che voglia! Fuggire, lasciare tutto e fuggire senza voltarmi indietro ... Dove? Non importa dove ... Pur di fuggire lontano da questa vita squallida, banale, meschina, che mi ha trasformato in un fallito, miserabile imbecille, in un fallito, miserabile idiota. Fuggire lontano da questa stupida, gretta, cattiva, spilorcia città che mi ha tormentato per quarant' anni. Fuggire lontano dagli assessori, dai finanziamenti, dai soldi, da tutte queste cose futili e volgari come un albero, come un palo, come uno spaventapasseri, sotto l'ampia volta del cielo, e guardare tutta la notte la luna che, placida e luminosa, sta sopra di te, e dimenticare, dimenticare ... Oh, come vorrei non ricordare nulla! Come vorrei strapparmi di dosso questa sordida, vecchia faccia, questa stessa che indossavo quindici anni fa' quando ... mi sono venduto l'anima ... e che indosso sempre quando tengo conferenze a scopo di beneficienza ... Prendi questa! (si schiaffeggia) Prendi questa! Sono un fallito, povero, misero, come questa maschera logora (si gira) Non voglio niente! Io sono al di sopra di questo, più puro. Un tempo ero giovane e intelligente, studiavo davvero il teatro. Sognavo. Mi consideravo ... un essere umano ... Adesso non voglio niente! Niente! Tranne la pace. (Guarda il lato della scena) Però mi sembra che ... si, è arrivato l'assessore ... (guarda l'orologio) ... Il tempo è ormai scaduto ... Se vi farà qualche domanda, per favore, vi prego, ditegli che la conferenza c'è stata ... che il pagliaccio, cioè io, si è comportato con dignità (guarda al lato) Sta guardando qui (con voce cattedratica) In base alle tesi che ho finora ampiamente esposto, non si può che convenire sull'utilità dell'uso della drammatizzazione all'interno dei programmi didattici della scuola dell'obbligo. E io mi permetto, in un certo senso, di sperare che questa mia conferenza, rechi giovamento. Ho finito. Dixi et animam levavi!
(Si inchina ed esce maestosamente).

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