martedì 27 novembre 2007

Elric

Tre atti per una tragedia

Personaggi:

ELRIC Principe di Niben
INGRID sua moglie
ARGSTRAND Primo Ministro di Elric
PEER il Matto
HELGA dama al seguito di Ingrid
IBEN la strega
1 armigero un nerooro
2 armigero un nerooro

I luoghi

Il castello medievale di un principe nordico in un passato immaginoso

ATTO PRIMO

E' notte. Le mura all'interno del castello. Avanti, sui due lati, due scale di pietra salgono vertiginosamente sul cammino di ronda. I merli sono disegnati dal grigiore malato e notturno del cielo. Sotto: un interno del castello nell'ombra più completa. Al centro un vecchio scranno in legno su due gradoni. A destra, più avanti, un massiccio tavolo in legno, due candelieri, due sedie in legno massiccio. La luce non dovrà mai sfiorare fondale e laterali.

SCENA I
1 armigero - 2 armigero

Due figure in penombra sul cammino di ronda del castello
1 armigero - Ecco... di nuovo!
2 armigero - E' il vento.
1 armigero - Ti dico di no...
2 armigero - Sta' calmo... non è ancora l'ora.
1 armigero - Maledizione, vorrei che fosse già tutto finito!
2 armigero - Lo sarà anche troppo presto.
1 armigero - Zitto!... Ecco! Hai sentito?
2 armigero - Dove?
1 armigero - Là, oltre la palude.
2 armigero - Nella foresta?
1 armigero - Si.
2 armigero - Qualche animale.
1 armigero - Gli animali non entrano in quel luogo maledetto.
2 armigero - Di certo neanche gli uomini di Aslak.
1 armigero - Sono le maledizioni!
2 armigero - Basta!
1 armigero - Hanno già fiutato la nostra fine!
2 armigero - Finiscila!... Mi innervosisci
...
1 armigero - Che ora è?
2 armigero - La campana ha suonato la terza.

SCENA II
Elric - Argstrand

(Elric, principe di Niben, seduto stancamente sullo scranno. Camicia. Giustacuore. Calzamaglia. Stivaletti di daino. Lama bastarda. Biondo, quasi argentato, capelli lisci, corti e tagliati a frangetta sulla fronte, scomposti. Occhi profondi. Naso aquilino. Zigomi forti. Bocca sottile. Trent'anni. Magro, quasi fragile ma nervoso.
Argstrand, suo primo ministro. In piedi accanto al tavolo. Paludato in una veste scura resa solenne ma non ravvivata dagli ornamenti che l'arricchiscono. Il suo volto è aquilino e felino allo stesso tempo. Si muove nervosamente ma con una certa nobiltà.)
Argstrand - Le colline rosse erano ormai perdute. Lynholm allora ha ordinato al Corno di richiamare tutti gli uomini entro la prima cinta. Tre note e i nostri nerooro si precipitavano già verso il barbacane quando sono stati presi sul fianco dai cavalieri di Aslak ... un massacro
Elric - (atono) - Lynholm.
Argstrand - Solo cinquanta nerooro hanno superato il ponte e a stento l'hanno levato calando poi la saracinesca ... Mi sono permesso di ordinare che si disponessero sul cammino di ronda: bivaccheranno lì per questa notte ... Mio signore, occorre che un uomo tenti di raggiungere il duca suo fratello. E' l'unica speranza che ci rimane, ormai. Forse ...
Elric - Raggiungere mio fratello? E come Argstrand? Guadando la palude forse? E chi attraverserà la foresta?
Argstrand - Intrappolati nel castello gli uomini sanno di non avere più speranza. Di fronte alla morte ...
Elric - Ci sono cose peggiori della morte, Argstrand.
Argstrand - ... Le montagne! ... Si, con un po' di fortuna ...
Elric - Finiscila di dire sciocchezze! Sai benissimo che non esistono passi. O hai addomesticato per caso qualche aquila?... No, di notte potremmo ottenere solo di anticipare il destino di un uomo e in ogni caso poi, anche se il mio caro fratellino si decidesse ad intervenire, ormai ... che ora è?
Argstrand - La terza.
Elric - Quattro ore, non di più... Vattene!
Argstrand - ... Signore, vi prego di perdonarmi, ma dovete prendere alcune decisioni inderogabili.
Elric - Quali decisioni possono avere importanza ormai?
Argstrand - I documenti del consiglio.
Elric - Ah, quelli.
Argstrand - Devono essere bruciati.
Elric - Che importa?
Argstrand - Non possono cadere in mani ...
Elric - Va bene.
Argstrand - ... Signore?
Elric - Fa' quel che vuoi!
Argstrand - ... Allora ...
Elric - Ancora?
Argstrand - La Principessa ...
Elric - Che c'entra lei?
Argstrand - Non sarà risparmiata.
Elric - Saprà morire come si conviene.
Argstrand - Ma sarà violentata!
Elric - E con ciò?
Argstrand - Ma signore!
Elric - E' normale.
...
Argstrand - Volete vederla?
Elric - No.
Argstrand - Ha chiesto...
Elric - No.
Argstrand - Come desiderate.
...
Elric - Che c'è ancora?
Argstrand - E' tutto.
Elric - Vai dunque, lasciami solo.
(Argstrand si inchina ed esce)

SCENA III
Elric

Elric - Ed anche Lynholm è morto ... Lynholm ... Eccoti solo Elric, Principe di Niben, Elric il Superbo. (ride) Che vuoi Principe, piangere un amico? Perché, hai forse amici? No, non ne hai mai avuti. Lynholm? (ha un ghigno) Povero Lynholm fatto grande da un cuore troppo piccolo ... Lynholm, avevi un'immaginazione tanto rattrappita da non lasciarti sognare la paura, tanto rattrappita da farti essere eroico ... Lynholm. Non riuscivi a concepire che un unico, piccolo principio: la Fedeltà! (sorride) Un cane, ecco cos'eri, un vecchio cane fedele che scodinzolava felice nella sua armatura luccicante se solo il padrone lo degnava di un buffetto. Lynholm, il cane fedele, ha concluso la sua ultima scorribanda sui prati di casa ... Riposa in pace. No Elric, le uniche cose che ti sono toccate in sorte sono state la tua muta di cani fedeli, l'odio e il rancore. E ora che ti resta? Null'altro che questa tempesta d'odio in questo oceano di rancore. Coraggio, non c'è che quest'ultimo boccone. Se almeno mi fosse risparmiata quest'ultima notte!

SCENA IV
Elric - Helga - poi Peer

(Compare da sinistra Helga. Una donna sulla quarantina. Alta. Di misure generose, ma non grassa. Un po' sfiorita. Ha un lungo vestito di panno relativamente semplice, di colore scuro.)
Elric - Che vuoi, donna?
Helga - Una supplica, signore.
Elric - Per te?
Helga - Per la mia signora.
Elric - E' lei che ti manda?
Helga - No.
Elric - Parla.
Helga - Mio signore, ormai è chiaro che non vedremo il tramonto del prossimo giorno...
Elric - Non perderti in chiacchiere oziose.
Helga - Se volesse concedere alla mia signora quella boccetta che conserva...
Elric - No.
Helga - Signore, non potete permettere che la Principessa cada viva nelle mani dei cavalieri di Aslak!
Elric - (con ironia) Non posso?
Helga - Lasciatele almeno il sollievo di una morte onorata!
Elric - Non esistono morti onorate. Il morire è sporco perché non è altro che l'ultimo modo di vivere.
Helga - La mia signora non merita di soffrire tanto.
Elric - La tua signora ti ha forse chiesto ...
Helga - No, ma ...
Elric - Indubbiamente conserva un maggior senso artistico delle sue cortigiane.
Helga - Signore?
Elric - Questo, mia cara, è l'ultimo atto di una tragedia. Al sorgere del sole cadranno ad uno ad uno i protagonisti, gli attori e le comparse. Io stesso, nella mia scena madre, mi lascerò sbudellare eroicamente da uno spiedo lanciando nobilmente un'ultima bestemmia. Come potrei lasciare nelle pésti l'autore facendogli mancare sul più bello l'eroina?
Helga - Vi state burlando di me?
Elric - Perché, dovrei?
Helga - (inginocchiandosi ai suoi piedi) Signore, vi prego, abbiate pietà!
Elric - Alzatevi!
Helga - (non si muove) Come potete odiarla tanto?
Elric - Vi ho detto di alzarvi! Non sopporto queste melensaggini.
Helga - (non si muove) Se vi è rimasto anche solo un briciolo del ricordo dell'amore che pure avete avuto per lei, non potete costringerla ad un tale supplizio.
Elric - Amore? Non ricordo il sapore di questa parola.
Helga - Lei vi ama!
Elric - (ride) Che sublime banalità! Ella v'ama! (a Helga) Così suona meglio, sapete? Quante menzogne sono sempre nascoste dietro questo scudo impenetrabile, dietro queste parole vuote. Io t'amo! E allora che vuoi di più? Sciogli la melassa dei tuoi lombi! Inonda della tua passione il ventre caldo dell'ipocrisia!
Helga - Signore.
Elric - Uscite!
Helga - (alzandosi gelida) Se il signore comanda di uscire io uscirò ... Chi sono io? Solo una stupida cortigiana, lo so.
Elric - Finalmente qualche parola sensata.
Helga - (dissimula l'ira con un fare mellifluo) D'altra parte il signore ha bene il diritto di fare e disfare a suo piacimento. Oh, certo, lui non ha bisogno dei sotterfugi dei comuni mortali ...
Elric - Che vuoi dire, donna?
Helga - Solo che il signore non ha avuto bisogno di inganni per sottrarsi ai suoi doveri di marito e per offrire nello stesso tempo i propri servigi amorosi alle sue innumerevoli concubine.
Elric - Donna, bada a te!
Helga - E cosa potreste farmi? Quale destino peggiore di quello che mi attende potreste scegliere?
Elric - Chissà ... Non è detto, non è detto.
Helga - (perdendo il controllo di sé) Ma basta! Finitela una buona volta! Noi non siamo i vostri balocchi, sapete? Siamo di carne e sangue! ... Lasciateci morire in pace (scoppia a piangere) Mostro senz'anima! Tornatene all'inferno Elric e lasciaci morire in pace.
(Mentre Elric parla compare Peer il Matto. E' vestito come un normale giullare ma le sue dimensioni ragguardevoli lo rendono piuttosto insolito. Il volto è quello di un buon diavolo. Avanza con un liuto in mano e giunto vicino al tavolo vi si siede sopra lasciando una gamba penzoloni e pizzica distrattamente dei tristi accordi)
Elric - (ride) Continua, mi diverti... Su! Potrei consigliarti un "Giorno verrà!"... No. Poco indicato vista la situazione ... E che ne diresti di una buona maledizione a futura memoria? Ma già, io sono ... come hai detto? Ah, si! Mostro senz'anima! Via mia cara signora, non hai più parole!?... Piccola donnuccia isterica. Come devi sentirti magnifica, sublime nella tua ira! Come devi godere di questa inebriante sensazione del giusto che sa di essere giusto! Che gioia scatena nel tuo seno quel dito accusatore che si leva impavido sulla depravazione! Lurida cagna in calore, ora potrei prenderti qui, subito, sulla fredda pietra di questo pavimento e godresti, si, godresti come non hai mai goduto. (Helga fugge. Elric ride.)

SCENA V
Elric - Peer

Peer - Divertente Elric, non vorrai rubarmi il mestiere.
Elric - Ehi matto! Non sono in vena di ascoltare i tuoi lazzi
Peer - Né io di farli, quindi, siamo pari... Sai, ho pensato una cosa.
Elric - Cioè?
Peer - Non so perché, ma non ho alcuna voglia di morire.
Elric - Temo che questo ormai prescinda dalla tua volontà e se è per questo, anche dalla mia.
Peer - Già, ma la cosa più antipatica è che noi in genere siamo i primi.
Elric - A morire?
Peer - (annuisce) In fin dei conti che c'entriamo noi con le vostre beghe? Eppure stai pur certo che il primo ad essere passato a fil di spada sarà il matto. Ora dico: sono stato forse io a far guerra a quel cane di Aslak? Certo, mi è un po' antipatico e se è per questo sono anche pronto a fargli uno sberleffo, naturalmente se ben protetto o almeno ad una rispettosa distanza utile alla fuga. Ma ti sembra questo un motivo sufficiente per sbudellare un pover'uomo?
Elric - Povero Peer, hai troppa fantasia ed è questa che ti assale.
Peer - Dici? In effetti ovunque mi nasconda vedo sempre quella lama carogna che gioca coi fegatelli del mio pancino.
Elric - Peer, matto, vorrei avere il tuo coraggio.
Peer - Il mio coraggio? Ma se scamperò agli assassini di Aslak morendo di fifa prima che sorga il sole!
Elric - Hai il coraggio di avere paura. Io ormai sono solo un otre vuoto ... Peer, io sono già morto.
Peer - Oh bella! Ed io che credevo di essere ancora vivo! Ma è questa la morte? Bah, non è poi un granché: in fin dei conti ho fame come ieri.
Elric - Ma che dici Peer?
Peer - Hai mai sentito di qualcuno che parlasse con i morti?
Elric - No, e con ciò?
Peer - Io ti parlo per cui...
Elric - Finiscila di burlarti di me.
Peer - Ma non mi passa neanche lontanamente per la testa, mio caro Elric. Che situazione buffa! Che tiro per quello sbruffone di Aslak! Pensa, adesso è lì, al freddo, che rode i suoi piani di vendetta senza sapere che qui ad attenderlo non c'è più nessuno, che la sua concubina, questa morte bagascia, è già lontana per chissà quali terre. Elric, alla fine lo abbiamo battuto! Sai? Mi è quasi passata la paura ... Però, a pensarci bene, non dovrei avere tanta fifa ... Probabilmente siamo ancora in uno stato di morte imperfetta, tra il di qua e il di là ... Già, penso proprio che a guardar sotto il letto si potrebbero vedere gli spiriti bianchi tirar per le lunghe: (con voce bianca e in metrica) "E no cari nostri! Al capitolo tot dell'eterno tomo c'è scritto ben chiaro: Sia dato per morto in seguito a un fatto". (con voce normale) E giù a tirar per i piedi. E dall'altra gli spiriti neri: (con voce bianca, roca e in metrica) "Cincischiare di norme non ha alcun costrutto. Che il morto sia morto è un dato di fatto". (con voce normale) E via a tirar pei capelli. Dobbiamo aver creato un bel putiferio da qualche parte!
Elric - Peer, Peer ... Riesci sempre a strapparmi un sorriso.
Peer - Non sorridere per carità! Non vorrai favorire quegli intriganti e barbosi spiriti bianchi!? Contegno Elric! Un morto non sorride, al massimo ghigna. Piuttosto non pensi che sarebbe il caso di dare una mano a quei simpatici omini neri?
Elric - Che vuoi dire?
Peer - Visto che io, ad essere sincero, non mi sento ancora poi tanto morto, credo proprio sia il caso di fare un po' di pratica, ecco, si, un po' di apprendistato.
Elric - Parla, matto!
Peer - Ma vivaddio! Comportiamoci come morti rispettosi delle norme! Non sia mai detto che i fantasmi di Niben vaghino senza ululare, senza uno straccio di mantello bianco e senza un adeguato patrimonio di ferraglia rugginosa.
Elric - Questa è un'idea, Peer!
(prendono velocemente due mantelli bianchi adagiati presso lo scranno e li indossano)
Elric - Su, fino alla vedetta!
Peer - Ora si che ti riconosco!
Elric - Sento la morte fluirmi nelle vene (ride)
Peer - Ululiamola in faccia a quel cane di Aslak!
Elric - Via! Questa notte sarà la mia miglior notte!
Peer - Un ghigno Elric, regalaci un ghigno!
Elric - Peer, ti faccio duca!
Peer - Grazie signore, ma non ci tengo.
Elric - Via signor duca: ti faccio un onore! (esce di corsa a sinistra)
Peer - (tra sé) A che ti serve un duca, Elric? Un matto: eccolo! Che vuoi di più?
Elric - (da fuori) Peer, su, andiamo!
Peer - Eccomi! (lo segue)

SCENA VI
Argstrand - Helga

(Argstrand ed Helga appaiono dall'ombra.)
Helga - Lo avete visto anche voi: ormai è fuor di senno.
Argstrand - Madonna Helga, tornate dalla vostra padrona.
Helga - Non posso ... Non oso più guardarla negli occhi.
Argstrand - E' vostro dovere farvi forza.
Helga - Ma come può quell'uomo, ma che dico, quella belva...
Argstrand - Signora! Sulle vostra labbra certi termini...
Helga - Perché Argstrand? Non sto dicendo la verità? Siamo ormai in balia di un pazzo scatenato che se ne va col suo degno compare ululando d'essere il fantasma di se stesso e tacciando di morti quegli uomini che avrebbero almeno il diritto ad un'ultima notte di quiete. Oh, se almeno si limitasse a questo! Ma no, non ci sono parole in tutto l'inferno per descrivere la ferocia con cui tortura la mia signora.
Argstrand - Andate vi dico! La fortuna di conoscere l'ora della vostra fine non vi concede alcun nuovo diritto di giudicare chi è più in alto di voi.
Helga - Argstrand, ma che dite?! Più in alto? Più in basso? Argstrand, certo, tra qualche ora saremo sì chi più in alto, chi più in basso, chi nel mastio, chi nella bertesca o che so io. Ma, dio! Tutti con la testa mozza!
Argstrand - La morte non muta la sostanza delle cose. Certo, Elric, il Principe di Niben, la principessa Ingrid, voi, io, tutti moriremo come sono morti coloro che ci hanno preceduto, ma il principio: l'autorità, non perirà con noi. Sono gli uomini che finiscono, non le civiltà e le civiltà prosperano saldamente ancorate all'autorità. Nessuno, dico nessuno ha il diritto di sottrarsi alle proprie responsabilità qualunque sia la prova che gli venga richiesta. C'è ancora qualcosa che deve essere fatta. Che ognuno resti al suo posto per conquistare il diritto di morire con l'intima convinzione di aver fatto fino in fondo il proprio dovere. Gridare? Piangere? Disperarsi? A che scopo? Ritenete - signora - che ciò possa modificare la sostanza delle cose?
Helga - No, ma...
Argstrand - E invece sì signora! Questo avrebbe l'effetto di vanificare la nostra esistenza ed anche la nostra morte. Che insulsa vita e che stupida morte sarebbero le nostre se in una manciata di ore rinnegassimo la miriade di giorni consumati all'ombra d'un principio che i nostri rachitici cuori non hanno la forza di trattenere sotto i colpi del fato!
Helga - Argstrand, come potete cianciare di autorità!? Elric è un pazzo scatenato che trascina con sé nella sua fine chiunque lo sfiori.
Argstrand - Elric è il mio signore.
Helga - Argstrand voi siete un uomo saggio ed onorato e non vi biasimo per la fedeltà che dimostrate a colui cui avete offerto sotto giuramento i vostri servigi. Ma io maledico sui miei figli che non vedranno il sorgere di un nuovo sole, maledico Elric, Signore di Niben e assassino di noi tutti!
Argstrand - Signora! Non sapete più quel che dite!
Helga - Oh, lo so benissimo, non temete. E in questa maledizione c'è tutta la forza di questo cuore rachitico, come voi dite.
Argstrand - Tacete! Giudicare, come io ben so, è il più facile ed impunito dei crimini. Risparmiate a voi questa inutile infamia che tanto dolorosamente pesa sulla mia coscienza.

SCENA VII
Elric - Peer - 1 armigero - 2 armigero

(Due ombre dai candidi mantelli svolazzanti corrono sul cammino di ronda verso i due armigeri in penombra.)
1 armigero - Chi va là!?
Peer - Lo specchio del tuo futuro!
2 armigero - (sguainando la spada) Perdio! Ti manderò a giocare all'inferno!
(fa per avventarsi su Peer)
Elric - (mostrandosi) Fermo uomo!
1 armigero - Mio signore!
2 armigero - (inginocchiandosi) Perdono Elric.
Peer - Oh no, Elric, non rovinare tutto!
Elric - E' una pazzia.
Peer - E con ciò?
Elric - Sono stanco.
Peer - Oh bella, sei proprio divertente! Ci si può stancare di vivere o di morire, ma come ci si possa stancare di essere morto non riesco proprio a capirlo. Piuttosto dov'è la tenda di Aslak? Andiamogli a lanciare qualche buon pernacchio! Tanto, ormai possiamo permetterci di tutto: cosa potrebbe pretendere di più di quanto già non possa e voglia? Dai! Facciamo in modo di rimanergli debitori!
Elric - E sia. Corriamo al baluardo!
(Elric e Peer corrono via)
...
1 armigero - Il vento s'è calmato.
2 armigero - Già. Forse pioverà ... Oh, Elric ...

SCENA VIII
Ingrid - Argstrand - Helga

(Argstrand ed Helga sono nella medesima posizione in cui si trovavano al termine della scena VI. Dall'ombra compare Ingrid. Bionda. Fragile. In un lungo vestito bianco molto semplice. I capelli sono lunghi e sciolti. Gli occhi grandi e profondi. I lineamenti del volto "leggeri". E' molto pallida. All'inizio sembrerà quasi un fantasma, ma acquisterà sempre più forza, una forza discreta, dolce. Non è assolutamente spaurita.)
Ingrid - Ho sentito del chiasso sulle mura.
Argstrand - E' il Principe che... Mia signora...
Ingrid - Non fa nulla Argstrand. Helga, mia cara, dove eravate finita?
Helga - Oh signora... io... io...
Ingrid - Capisco, i vostri bambini... è giusto. Andate Helga, siete dispensata da ogni vostro dovere. (Helga non si muove)... Andate, vi prego, il vostro posto è là.
Helga - Le mie creature dormono, ma voi signora... Oh signora! (cade piangendo e cinge le ginocchia di Ingrid)
Ingrid - Perdonami Helga. Perdonami se puoi.
Helga - (tra i singhiozzi) Perdonarvi? Perdonarvi io?
Ingrid - Si. Perdonami di aver trascinato i tuoi figli e te stessa in questo folle incubo. Un incubo, oh, volesse il cielo che fosse solo un incubo, che mi potessi svegliare e nello stordimento guardare sorpresa il volto di Elric sereno nel sonno e rubare di nuovo al di là del muro quei sospiri d'amore, o il pianto dei tuoi bambini, o il canto sgangherato dei soliti ubriachi. Alzarmi e assaporare il freddo della pietra sotto i piedi nudi, il tepore degli ultimi tizzoni della sera e il gusto delle risa al racconto dei miei timori notturni. E' stato solo un sogno. Come è dolce il sapore di queste parole... e come è amara questa notte di veglia.
Helga - Avessi dieci vite...
Ingrid - No Helga, non parlare. Ora è necessario che tu sia forte. Che i bambini non comprendano. Che almeno loro vivano serenamente questi ultimi grani del nostro tempo. Va e dona loro la tua ultima tenerezza. (Helga esce)
Argstrand - Sarebbe bene che anche lei tentasse di dormire.
Ingrid - Ti sembra davvero possibile, Argstrand?
Argstrand - Signora...
Ingrid - Ti avevo chiesto un colloquio con il Principe.
Argstrand - Al momento... gli impegni...
Ingrid - Ti prego, non cercare di mentirmi. La verità ti si legge negli occhi mio povero Argstrand. Non vuole vedermi.
Argstrand - E' la verità.
Ingrid - Avevo sperato che forse... Grazie lo stesso... Mio dio, cosa ho fatto della mia vita? Forse, se quel giorno avessi trovato la forza di parlargli... Ma c'era la servitù da comandare e il banchetto da organizzare e poi i favori per quell'insulso conte... Che buffo, non ne ricordo più neanche il nome... Oh Argstrand, quanto giorni ho vissuto così? Quanti attimi? Quella volta nel bosco ho sentito Elric tanto vicino che... e poi l'abbaiare della muta dei cani e la fuga in quella falsa allegria. Perché? Perché ho soffocato ogni giorno il mio cuore? Per amore di quiete... o per orgoglio? E poi di notte, ogni notte questo animaletto indaffarato che è in me mi ripeteva: "Domani, domani avrai tempo" e cercava di fermare quella capocchia di spillo che graffiava il mio cuore. Oh, se una volta, se almeno una notte avessi prestato l'orecchio a quel raspare tedioso e non avessi favorito l'orgoglio... Se almeno un giorno non mi fossi affogata nel vivere, se almeno un attimo mi fossi arresa al mio cuore!
Argstrand - ... Fra breve Elric sarà qui... Se lei volesse... Signora, anche lui ha bisogno di lei.
Ingrid - E' troppo tardi Argstrand, troppo tardi.
Argstrand - E volete che tutto finisca portandovi dietro questo peso?
Ingrid - E' la mia condanna. La mia punizione.
Argstrand - Sul mio onore, voi non la meritate.
Ingrid - Ti ringrazio ma è il mio cuore che mi condanna.
Argstrand - Dovreste essere clemente con voi come lo siete stata con gli altri.
Ingrid - Sarò clemente come lo sono stata con qualcuno.
Argstrand - Elric?
Ingrid - Si.
Argstrand - Signora, sapete quanto io sia fedele al Principe.
Ingrid - E ciò ti fa onore.
Argstrand - Ebbene io vi dico che avete il diritto di ottenere clemenza.
Ingrid - La clemenza non è un diritto, Argstrand.
Argstrand - Ci sono cose più alte delle leggi.
Ingrid - Mi sorprende la tua audacia.
Argstrand - Signora, Elric è un principe giusto...
Ingrid - Ebbene mi sottometto alla sua legge.
Argstrand - Non lasciate che tutto si concluda con questo tragico equivoco!
Ingrid - Equivoco? No. E' il destino che si beffa di noi.
Argstrand - Il destino può essere troppo crudele.
Ingrid - Ma io lo accetterò.

SCENA IX
Elric - Ingrid - Argstrand - Peer

(Elric e Peer irrompono nella sala)
Peer - (ridendo) Elric hai... (tace di colpo)
Elric - (perdendo l'allegria) Ah.
Argstrand - Signore...
Elric - (guardando Ingrid ma parlando ad Argstrand) Zitto! (distogliendo la sguardo da Ingrid) Abbiamo visite. (cambiando tono a Peer) Ci sono persone che hanno il dono di sottrarci d'un tratto tutta la nostra allegria. Stanno lì, mute, con gli occhi da cerbiatto. Allungano il collo sul ceppo e intanto con gli occhi ti gridano schernendoti: "Colpisci! Su, colpisci assassino!". Non lasciarti ingannare Peer. Qualcuno ha detto che gli occhi sono lo specchio dell'anima. Non è vero. O almeno non è sempre vero. Guarda costei Peer, guardala bene e dimmi se i suoi occhi non ti strappano brandelli di pietà. Commoventi, vero? Tutto falso.
(Ingrid distoglie lo sguardo)
Si sente smascherata. Ecco! Ecco che distoglie lo sguardo. Non temere tornerà alla carica. Guarda quella lievissima curva delle spalle, guarda come quel nobile essere è ignobilmente offeso da questa volgare ferocia, guarda come soavemente s'incurva sotto il peso dell'ingiustizia che l'opprime.
(Ingrid fa per andarsene)
Ferma signora! Non ho finito.
Ingrid - Lasciatemi andare, signore, se la mia presenza vi è insopportabile.
Elric - Che nobili parole! Hai sentito Peer? Para i fendenti con un fiore. E' sempre stato così, è con questa corazza impenetrabile che giorno dopo giorno ha avvelenato la mia esistenza. Sempre, fin da quando l'ho presa a quel vecchio bavoso di suo padre. Sai? L'ho risparmiato. (ride) Come ero ingenuo! Io l'amavo, dio se l'amavo! Volevo fare in modo che anche lei mi amasse. Imbecille. Risparmiai il vecchio e presi la figlia... Mi fossi accontentato della testa del vecchio... La possedetti quella notte stessa. Lei piangeva, in silenzio. Piangeva. Avrei preferito che urlasse, che mi maledicesse, che cercasse di uccidermi... Niente, solo lacrime... Non dovetti faticare neanche ad allargarle le cosce, non oppose alcuna resistenza, piangeva... La penetrai brutalmente, con rabbia e finalmente la sentii urlare, ma fu un attimo... Due giorni dopo l'ho sposata.
Argstrand - Signore!
Elric - Che vuoi Argstrand? Le mie parole non si confanno al mio rango? E allora tappati le orecchie, servo dell'ipocrisia! (guardando fisso Ingrid) Dio quanto ero ingenuo! Mi sentivo in colpa, era come se i suoi occhi portassero impresso il marchio della mia infamia. Volevo, volevo con tutte le mie forze essere perdonato. Giurai a me stesso di chiederle perdono, di offrirle qualunque riparazione avesse preteso... Ma niente. Ho incontrato sempre e solo il suo silenzio, la sua carne arrendevole e l'accusa di quegli occhi. Quanto tempo ho sprecato prima di comprendere che dietro di loro non si nascondevano che orgoglio ferito e vendetta.
Peer - Elric, basta.
Elric - Peer, anche tu ti lasci abbindolare da questa donna? Via, non conosco altri che sappiano scavare nelle miserie umane come te.
Peer - E' un gioco stupido questa crudeltà..
Elric - E così signora, avete fatto centro anche su Peer, il Matto. Eccovi un nuovo fiore da aggiungere al vostro bouquet. Non gioite? Via signora! Non è tempo di riserbo questo. Perdio, cacciate una buona volta il vostro rancore!
Ingrid - Elric... Io ho perdonato da così lungo tempo che mi rimane difficile ricordare l'offesa che mi fu arrecata. Sono io, ora, che chiedo perdono.
Elric - No, no, no, no! Non accetto! Dico non accetto il sapore rancido di questa bontà pelosa! Volete beffarvi di me fino in fondo. Questo agnello sacrificale non esiste... Siamo simili, signora, mortalmente simili. Dietro di voi regna lo stesso orgoglio sordo che è in me. Ora, proprio ora state gustando il trionfo del martirio: un indicibile fremito vi attraversa la schiena al pensiero delle lacrime che la vostra fine provocherà. Eroina pubblica! Una puttana dedita al coito morale dei sentimentali, ecco cosa siete... Vi odio, vi odio come odio me stesso.
Argstrand - Signore, tutto questo è inutile e assurdo. Questo tragico equivoco...
Elric - Equivoco? Argstrand, non c'è alcun equivoco.
Argstrand - Sarebbe bastato un nulla, un figlio...
Elric - Un figlio? A che scopo? Per la schiatta? 'Sta notte questa preoccupazione sarebbe oscenamente ridicola. Un figlio... e perché? Per aggiungere all'odio e al rancore la menzogna? Già m'immagino i giochi sottili, le trame tessute ad invischiare quella giovane anima... ed io sarei stato irrimediabilmente sconfitto. Si, perché nessuno può eguagliare la mia signora nell'ordito di ragnatele dorate. Un figlio, perduto ancor prima di nascere nell'oceano di quegli occhi. Un figlio, un nemico giurato già nel succhiare il latte dalle poppe della madre.
Peer - Facciamo un gioco, Elric.
Elric - E quale?
Peer - Gioca ad essere buono.
Elric - Non mi diverte un gioco in cui c'è chi è più abile di me.
Peer - Sei troppo modesto. Non ci vuole molto.
Elric - Insegnami, allora.
Peer - Guarda negli occhi il tuo rivale e pensa: "Non mi fregherai! Qualunque cosa tu faccia io la farò con più grazia".
Elric - E funziona?
Peer - Non lo so. Ma vale la pena tentare.
Elric - Credi che un uomo, ora, possa mentire a se stesso?
Peer - Si mente per tutta la vita.
Elric - Non ne sono capace, Peer.
Peer - Lo so... Mi dispiace.
Elric - Sono stanco, mortalmente stanco. Di questa stupida vita non mi resta che la disapprovazione di un ministro, il rancore di una moglie e la compassione di un Matto. Aslak, mi farai un favore! Di tutto ciò che ho avuto la cosa che meno desidero di conservare è la vita: questo scherzo imbecille, questa illusione codarda, questo schiaffo di voci che ti beffano in viso.
(s'odono i rintocchi dell'ora quarta)
FINE PRIMO ATTO

ATTO SECONDO
(E' suonata l'ora quarta)

SCENA I
1 armigero - 2 armigero

(Due figure in penombra sul cammino di ronda del castello.)
1 armigero - L'ho vista!
2 armigero - Dove?
1 armigero - Lì, sul barbacane che s'arrampicava come un gatto.
2 armigero - Ne sei certo?
1 armigero - Sulla mia anima!
2 armigero - (sporgendosi oltre i merli) Ma qui non si vede nessuno.
1 armigero - Sarà nascosta sotto il beccatello.
2 armigero - Procura una corda.
1 armigero - Vado.
(fa per allontanarsi ma viene trattenuto per un braccio dal compagno)
2 armigero - Perdio, se è frutto della tua paura...
1 armigero - Ti dico che qualcuno sta tentando di entrare nel castello!
2 armigero - Va bene, va!
1 armigero - Farò in un attimo.
(esce di corsa - s'ode la nota lunga di un lamento)
2 armigero - Dio, una morte pulita! Solo questo.
(torna il primo armigero con una corda)
1 armigero - Eccola!
2 armigero - Fissala al merlo che mi calo.
(il primo armigero esegue)
1 armigero - Fatto... Stai attento.
2 armigero - Non temere.
(comincia a calarsi)

SCENA II
Elric - Argstrand

(Elric ed Argstrand sono nella medesima posizione in cui si trovavano all'inizio della scena II del primo atto.)
Argstrand - Voleva parlarmi, signore?
Elric - Si Argstrand, sono in vena di consuntivi.
Argstrand - Non capisco...
Elric - E' da un po' di tempo che fai fatica ad afferrare le cose. Cos'è, l'età?
Argstrand - Sarà l'età.
Elric - Che c'è, gli astri non rispondono più alle tue domande?
Argstrand - Non so... non so se sia io ad aver perduto la capacità di osservazione o se nel cielo gli astri abbiano mutato posizione. C'è una gran confusione e...
Elric - Il Gran Disegno è infranto, povero Argstrand, come farai a sopportarlo? Le trame dorate tra le stelle ora non sono altro che un groviglio di spine e tu, abbarbicato ai tuoi sciocchi princìpi stai precipitando, con dignità, questo si, ma senza speranza. Perché sei stato così sciocco da restare, Argstrand? Potevi lasciarmi e non lo hai fatto. Perché?
Argstrand - Ho una sola parola, Signore.
Elric - (ride) Lo sapevo, ma volevo sentirtelo dire. Vecchio pazzo. La Parola! Ne ho avute a migliaia di parole e si sono consumate tutte sul ferro affilato di una lama. La Parola! Non ce n'è una il cui silenzio mi abbia strappato una lacrima... Lynholm il cane da riporto e Argstrand il cane da punta: la storia non cambia.
Argstrand - Se ho sbagliato, Signore, perdonatemi.
Elric - Se hai sbagliato? Oh no povero Argstrand! Non avresti potuto darmi ciò che non avevi e non hai.
Argstrand - Che cosa intendete dire?
Elric - A chi hai dato la tua parola Argstrand? Ad Elric o al Principe di Niben?
Argstrand - Ma è la stessa cosa!
Elric - No che non è la stessa cosa. Io sono un uomo Argstrand, non un'idea.
Argstrand - Elric, il Principe di Niben, è il mio signore.
Elric - (facendogli il verso) E il duca Argstrand è il suo primo ministro (ride) (ridiventa serio)... No, proprio non capisci. Argstrand, tu non sei che una piccola anima aggrappata a dei fiocchi di neve. Tu sei uno stolto che serve le astrazioni, i fantasmi inconsistenti dei princìpi. Tu guardi il cielo e balbetti i disegni degli dei. Argstrand, queste balordaggini si sciolgono, si tramutano in lacrime come la brina mattutina... Ma cosa puoi saperne tu... Tu che tra i tuoi alambicchi sezioni con coscienziosa premura le carni vive dei nostri giorni, hai mai pensato, tu, cosa provi quel grumo di carne dilaniato tanto diligentemente? Adoratore dello scettro, tu non sei altro che una statua di marmo con al posto del cuore la pergamena della legge.
Argstrand - Mi fate male, signore.
Elric - Davvero? Credevo che solo l'errore d'un documento inopportuno potesse ferirti.
Argstrand - Se posso...
Elric - Non puoi nulla. Ho cercato un amico e ho raccattato adoratori del mio scranno. Ho cercato l'amore ma...
Argstrand - Signore io...
Elric - Argstrand, tu mi vedi trasparente come un gioco di fumo. Se fossi moro o grasso, se fossi erculeo o balbettante per te non farebbe differenza.
Argstrand - Signore, non è vero!
Elric - Ti farai ammazzare, Argstrand, ma non per me ...Va. Lasciami solo.
Argstrand - Come desiderate.
(Argstrand esce)
Elric - Tutto è compiuto.

SCENA III
1 armigero - 2 armigero - Iben

(Sul cammino di ronda, nell'ombra, i due armigeri tengono sotto la minaccia delle alabarde Iben, la strega. Iben è accovacciata contro il muro. Vestita di stracci scuri. Ha lunghi capelli corvini scarmigliati. Gli occhi felini. Le dita delle mani lunghe. I piedi nudi. E' decisamente bella e giovane.)
1 armigero - Fa' in modo che non si muova.
2 armigero - Che ci provi.
1 armigero - Vado a chiamare aiuto.
(fa per andare)
2 armigero - No, ferma!
1 armigero - Che ti prende!
2 armigero - Non mi fido a restar solo con lei.
1 armigero - E allora che facciamo?
2 armigero - Tra qualche minuto passa la ronda. Aspettiamo.
...
1 armigero - E' bella però.
2 armigero - E' una creatura del demonio!
1 armigero - Mi credi adesso, eh?
2 armigero - Da dove vieni, demonio!?
(Iben ha un movimento felino - i due hanno un sussulto)
2 armigero - Perdio, provaci ancora e ti spedisco di filato a casa!
1 armigero - Non bestemmiare!
2 armigero - Vorrei sapere cosa cercava.
1 armigero - Da lei non lo saprai certo.
2 armigero - Ci penserà Argstrand.
1 armigero - Vorrei esserci anch'io giù nelle segrete.
2 armigero - Pensi che la torturerà?
1 armigero - Ne puoi esser certo. Ci sono dei sistemi infallibili per far parlare questi figli del demonio.
Iben - Non saranno necessari.
2 armigero - Ha parlato!
1 armigero - Sta' in guardia.
2 armigero - Chi sei?
Iben - Colei che pensi io sia.
2 armigero - Da dove vieni?
Iben - Chiedilo al tuo compagno che sembra così bene informato.
1 armigero - Dalla foresta!
2 armigero - E...
1 armigero - Aspetta! C'è qualcosa che non quadra. Questi esseri non sono soliti essere loquaci. Perché ci rispondi?
Iben - Vuoi proprio saperlo?
1 armigero - Si.
Iben - (al secondo armigero) E tu?
2 armigero - ...Si.
Iben - Non ha più importanza.
2 armigero - Non prenderti gioco di noi!
1 armigero - Rispondi!
Iben - (ride) Ho risposto.
2 armigero - Che vuoi dire?
Iben - Stolti. Non ha più importanza che voi sappiate.
1 armigero - Non capisco cosa voglia dire.
2 armigero - Perché non ha più importanza?
Iben - Il vostro destino non è più nelle vostre mani.
2 armigero - Che significa?
1 armigero - I destini di tutti sono nelle mani di dio.
Iben - (ride) Chiedi al tuo dio di salvarti, allora!
2 armigero - E tu chiedilo al demonio!
(fa per colpirla ma viene fermato dal primo armigero)
1 armigero - Fermo! Deve essere interrogata.
Iben - Il vostro destino non è più nelle vostre mani né in quelle del vostro dio. Esso è segnato sul libro dei morti con l'inchiostro indelebile del fato.

SCENA IV
Elric - Peer

(Elric è sullo scranno. Peer è seduto sul primo gradone con il liuto.)
Peer - A cosa pensi, Elric?
Elric - Più passano i minuti e più aumenta in te questa curiosità macabra.
Peer - Macabra? Per quello che ne so potresti pensare le cose più dolci.
Elric - Uhm, non ti ci vedo proprio così imbecille.
Peer - Toccato!
Elric - Ma tu non dovresti essere qui per farmi divertire?
Peer - Eh, mio caro, il divertimento è come l'amore: lo si ottiene solo se si è in due a volerlo. Tu ora non mi sembri proprio nello spirito adatto.
Elric - Forse è vero. Ma parla lo stesso Peer. Ho bisogno di non pensare.
Peer - Come vuoi... Avrei un vecchio racconto.
Elric - Dì quello che vuoi.
Peer - Vediamo un po'... Tanto tempo fa, quando ancora non erano nati i regni ed i popoli che conosciamo o di cui conserviamo il ricordo, la terra era molto diversa da come la vediamo ora. Certo, c'erano le montagne, i fiumi, i mari, le case. C'erano gli uomini indaffarati nel loro lavoro e gli animali che popolavano le foreste. Mancava però una cosa importantissima: la luce. Tutto era tenebra: non un solo lumino brillava nel cielo, non una fiammella ardeva nei camini che, d'altra parte non esistevano non esistendo il fuoco. Non c'è bisogno che ti dica che quello era un mondo molto triste: nessuno aveva mai visto un'aurora o un tramonto; nessuna coppia di innamorati aveva levato lo sguardo, mano nella mano, al cielo notturno. Nessuno aveva ammirato il colore dei fiori. I bambini erano tristi e silenziosi ed era raro sentire la risata di un uomo. In quell'epoca triste viveva un giovane nobile di cui non si ricorda più il nome.
Questo giovane aveva l'abitudine di vagare continuamente di terra in terra ascoltando le voci che incontrava. C'erano voci di tutti i tipi: dolci e soavi, aspre e autoritarie, paurose, insinuanti, rabbiose, fresche, di tutti i gusti insomma. Il nostro giovane era affascinato da quella varietà e se si considerano anche i versi degli animali e i suoni delle cose come quello dell'acqua sui ciottoli dei ruscelli, si riesce anche a comprendere il perché. Non era mai fermo, viaggiava continuamente catturando le note più soavi. Fu così che un dì, attraversando un villaggio in un giorno di fiera, fu colpito dal suono della voce più dolce ed argentina che mai gli fosse capitato di ascoltare. Una voce di fanciulla, tenera, soave. Il giovane a quel suono non poté fare a meno di innamorarsene perdutamente e le parlò. Il nostro amico era alquanto impetuoso, la nostra fanciulla alquanto timida e questo fu il guaio. La voce del giovane dovette apparire terribile a quelle tenere orecchie, tanto terribile che essa ammutolì. Il ragazzo comprese di essere stato troppo brusco e cercò di rimediare, ma la fanciulla era troppo timida e spaurita e non si decideva ad uscire dal suo silenzio. Il giovane caparbiamente seguì per lungo tempo la fanciulla aggrappandosi al suono delle voci che parlavano di lei e alle rare parole che le sfuggivano dalle labbra. Un giorno però questo impetuoso giovane si stancò di seguirla, disperando ormai di ottenere il suo amore, se ne andò alla ricerca di altre voci che fossero capaci di fargliela dimenticare. Il ragazzo non sapeva di essere entrato nel cuore della giovane e questa, quando s'avvide che lui s'allontanava, prese a seguirlo passo dopo passo. Ma era timida, così timida che non trovava la forza di parlare al suo amato. Si seguirono per anni senza incontrarsi. Un triste giorno, però, incapparono in una terribile tempesta di voci che li avrebbe perduti irrimediabilmente. Fu allora che la giovane, sentendosi trascinata via inesorabilmente, trovò il coraggio di gridare il suo amore. Ma fu tutto inutile: la tempesta li aveva divisi per sempre. La giovane allora pianse e si disperò tanto da commuovere il buon dio che se la portò in cielo facendo di lei la luna e delle sue lacrime le stelle. Quando il giovane, levando lo sguardo al cielo, vide quanto era stato grande l'amore per lui, fu come travolto dalla disperazione, prese fuoco insegnando alla legna ad ardere come il suo cuore e corse, corse tanto velocemente da volare in cielo e divenire il sole. Oggi i nostri amanti sono ancora lì, nel cielo, che si inseguono e qualche volta si incontrano per scambiarsi un bacio.
...
Elric - Dovrei farti tagliare la lingua Peer.
Peer - E' nel tuo diritto.
Elric - Ti sei burlato di me.
Peer - Questo invece sarebbe il mio solo diritto. Un matto ha così poco dalla vita.
Elric - Perché hai raccontato questa storia?
Peer - Un matto deve dire sempre quel che pensa. Fa parte del suo lavoro.
Elric - E pensi che ci sia un po' di verità in quel che hai detto?
Peer - Questo non spetta a me dirlo. Perché non provi a chiederlo a quel nanerottolo che tieni incatenato nel tuo petto?
Elric - Se fosse vero, Peer, io ti maledirei.
Peer - Ed io ti compiangerei.
Elric - Vattene, non voglio più vedere la tua faccia.
Peer - La mia faccia o la tua anima?
Elric - Non esagerare Peer, potresti accorciare ancor più questo fondo di vita che ti resta.
Peer - Vado, vado. Mio povero Elric.
(fa per uscire)
Elric - Matto! Quando sarà l'ora trovati nei pressi. Forse avrai la fortuna di ascoltare il silenzio di queste tue grida d'amore.
Peer - Ci sarò Elric. Aslak permettendo, naturalmente.
(esce)
Elric - Dannato buffone, eccolo che fruga in luoghi che debbono rimanere chiusi... Non debbo più vederlo... Oh, all'inferno! (s'ode un trambusto) Che succede adesso?!

SCENA V
Elric - Iben - Argstrand - 1 armigero - 2 armigero

(Entra Argstrand seguito dai due armigeri che trascinano Iben che si dibatte.)
Argstrand - Signore, abbiamo catturato costei.
(i due armigeri spingono Iben che finisce a terra di fronte a Elric)
Elric - Chi è?
1 armigero - Una strega, signore.
Argstrand - Ha confermato di essere uno dei mostri che s'aggirano per la foresta.
Elric - Come è stata catturata?
2 armigero - Io e il mio compagno eravamo sul lato nord del cammino di ronda della prima cinta.
1 armigero - Quando ho visto qualcosa arrampicarsi lungo il barbacane.
Elric - Arrampicarsi lungo il barbacane? Ma solo un gatto potrebbe farlo.
1 armigero - Sulla mia anima, Elric, costei è salita come il vento.
Elric - Andate avanti.
2 armigero - Fatto sta che quando abbiamo guardato oltre i merli non abbiamo visto nessuno. Allora abbiamo preso una corda e fissatala ad un merlo mi sono calato fuori e, santissimo iddio! Ho visto questo essere aggrappato per le mani e per i piedi alla liscia pietra del beccatello... orribile, sembrava come un insetto che mi guardasse con i suoi occhi malefici. Per la sorpresa quasi ho lasciato la presa rischiando di cadere nel fossato, ma mi sono ripreso e l'ho afferrata riuscendo a portarla sulle mura.
Elric - E dite che ha parlato?
Argstrand - In un certo qual modo.
Elric - Che intendi dire?
Argstrand - Risponde alle nostre domande ma in modo strano. Sembra che si prenda gioco di noi.
Elric - Un essere che s'arrampica lungo il barbacane, che s'aggrappa come un insetto al beccatello e poi si lascia catturare tanto facilmente... non mi convince.
Argstrand - Infatti mio signore la cosa è sospetta.
Elric - A guardarla non si direbbe pericolosa.
Argstrand - Se fossi in voi starei molto in guardia.
Elric - In guardia Argstrand?
Argstrand - Ci sono segni infausti, troppo infausti.
Elric - (sorride) Ecco di nuovo il profeta a buon mercato.
Argstrand - Non molto tempo fa mi avete detto qualcosa.
Elric - E cosa?
Argstrand - Ci sono cose peggiori della morte, mi pare.
Elric - Ah, quello...
Argstrand - State in guardia.
Elric - Uscite. Lasciatemi solo con lei.
1 armigero - Ma signore!
2 armigero - E' una pazzia!
Argstrand - Signore, non posso permettere...
Elric - Fate silenzio! Non sono ancora morto perché si possano disattendere impunemente i miei ordini.
Argstrand - (ai due armigeri) Incatenate prima la strega.
Elric - Argstrand, la mia pazienza ha un limite e tu sei un equilibrista che s'aggira troppo pericolosamente vicino a questo ciglio. Ti ho detto di uscire.
Argstrand - E' per la vostra sicurezza...
Elric - Argstrand!
Argstrand - Vado. (i tre si avviano) (ai due, sottovoce) Resteremo vicino alla porta pronti ad intervenire.
1 armigero - Come volete signore.
Elric - Uomini, che non vi passi l'idea di origliare se non volete constatare che anche le orecchie possono cadere.
2 armigero - Andiamo.
Argstrand - (uscendo) In guardia signore.
(i tre escono)

SCENA VI
Elric - Iben

(Nel silenzio generale s'odono i rintocchi dell'ora quinta)
Elric - La quinta. Resta poco ormai... (a Iben) Guardami.
(Iben alza lo sguardo verso Elric)
Elric - Come ti chiami?
Iben - Cosa cambia per te se conosci il mio nome?
Elric - Nulla.
Iben - Il mio nome è Iben.
Elric - Iben... Ho sentito parlare di te.
Iben - (sorride) Iben la strega di Niben.
Elric - Al tempo dei miei avi regnavi su queste terre.
Iben - Il tempo passa come acqua nella coppa delle mani ed il sole ne cancella ogni traccia.
Elric - Dimmi, chi sei veramente?
Iben - Tu sai ciò che ti interessa.
Elric - (lasciando cadere la maschera di cinismo a mano a mano che parla) No, io non so nulla. Sono come un cucciolo di cane che sgrana i suoi grandi occhi ai gesti e alle parole del padrone. Non posso sapere, sono ancora al di qua di quella porta terribile ove ogni cosa è svelata. Posso solo intuire, ascoltare intonazioni, sentire emozioni. Posso interpretare goffamente i segni delle cose. Posso temere o gioire. Ma non mi è dato di capire veramente. Iben, io devo sapere.
Iben - Sciocco! Non giocare, ché questo fuoco brucia più di un ciocco o del ferro di una lama.
Elric - Non mi importa, parla.
Iben - ...Tu speri di incontrare l'oblio oltre la porta di cui parli...
Elric - L'avrò?
Iben - No.
Elric - Ah.
Iben - Tu ti appresti ad uscire dal tempo, Elric il Superbo. Il tuo mare si arresta sulle sponde dell'infinito. Ed il dolore che accompagna la tua fine sarà il compagno instancabile del tuo eterno vagare. La tua anima fuori dal tempo si cristallizzerà, immutabile, e il suo grido di disperazione si andrà ad aggiungere al tragico coro che già sommerge il creato. Tu muori con la morte nel cuore. Tu muori per morire in eterno.
Elric - Dio! No, non è possibile! Non avrò mai pace dunque!? Come può, come può questo dio crudele e sadico chiedere tanto? A che vale morire se il nostro dolore vive in eterno? La vita dunque non è altro che uno scherzo atroce, il lazzo di un vecchio bavoso, lo scatarro di precetti morali s'un catafalco di sangue e dolore! Io... io ho amato la morte, mia crudele signora. Ho atteso che questa mia nera amante esiliasse il giorno, questo lurido baro, questo calore di cagna, questa nota paffuta della cetra di un dio... Perché? Per annegare negli umori vaginali della sorte?! Di questa bisbetica baldracca? Dio truffatore e bugiardo, avevo chiesto soltanto di non segnare le carte!
Iben - Taci stolto! E accusa te stesso!
Elric - Che vuoi dire, strega!?
Iben - La tua sorte è il tuo cuore, null'altro.
Elric - Il mio cuore? Che dici? Parla!
Iben - Perché dovrei?
Elric - Parla o morrai tra tormenti atroci.
Iben - (ride) Sono morta migliaia di volte, mio povero Elric. La morte è per me soltanto un fastidioso incidente. Io sono l'araba fenice, io esisto nel tempo e nel tempo eternamente ritorno.
Elric- Ti darò tutto quello che vuoi. Non hai che da chiedere.
Iben - Il tuo sangue è ciò che voglio, il tuo sangue e quello di Niben. Tra poco li avrò, ma non da te, Elric.
...
Elric - Sei bella Iben... E' così bello il demonio?
Iben - (ride) Più bello, infinitamente più bello!
Elric - Un essere come te ha conosciuto l'amore?
Iben - L'amore? Ogni notte dal fuoco si levano le ombre dei miei amanti. L'amore! Il mio amore brucia, consuma e svanisce. Si, Elric, io ho amato e forse amo.
Elric - E allora, se hai conosciuto il suono di questa parola, come puoi lasciare che un uomo abbia una simile fine?
Iben - Come puoi, tu, parlare d'amore? Tu, così sordo da ignorare...
Elric - ...Cosa?
Iben - Elric, io ti compiango... Non muterebbe nulla se in punto di morte avessi nel cuore rimorso e rimpianto al posto del rancore sordo che ora vi cova. Anzi, l'eterno lamento della tua anima sarebbe ancora più straziante... No, da me non saprai più nulla.
Elric - (riprendendo il controllo di sé) Ho saputo abbastanza.
Iben - Dimentica.
Elric - Non posso più.
Iben - Dimentica per il dio in cui tu credi!
Elric - Dio è morto nel mio cuore.
Iben - E allora bevi, Elric, bevi e dimentica.
Elric - No. Ad una ad una ho chiuso le porte della mia anima. Ho affondato il pugnale nelle mie ferite per assaporare il sangue del mio dolore. Ho ucciso ogni ingenua illusione per presentarmi nudo all'appuntamento col fato. Ma il mio non era che un sogno, una speranza vana. Ora è tempo che io sappia qual'è la verità. Qual'è la vera ragione per la quale io muoio.
Iben - Sciocca vanità!
Elric - Ti ringrazio Iben.
Iben - Sciocco!
(Elric la fa alzare in piedi e la bacia)
Elric - Adesso va'. (batte le mani) Argstrand!... Argstrand!

SCENA VII
Elric - Iben - Argstrand - 1 armigero - 2 armigero

(Argstrand entra di corsa seguito dai due armigeri. Tutti hanno le lame sguainate. Elric ha ripreso la sua maschera cinica.)
Argstrand - Eccomi signore!
Elric - Cosa significano quelle lame? Stai tentando un colpo di mano ai miei danni?
Argstrand - Signore!... Io credevo, pensavo...
Elric - Tu credi sempre e pensi troppo. Riponete le lame in mia presenza.
(i tre eseguono)
Argstrand - Comandate.
Elric - Accompagnate costei alla prima cinta e lasciatela uscire.
Argstrand - Ma...
Elric - Che sia trattata come si conviene ad una mia amica e che non abbia a lagnarsi di nulla.
1 armigero - Signore...
Elric - Ne rispondete con le vostre teste.
2 armigero - Le nostre teste già vi appartengono. Ma non avete il diritto di disporre delle nostre anime!
Elric - Uomo!
2 armigero - Non ho paura di morire. Potete comandare, ora, all'istante che io venga giustiziato e morirò contento. La morte è il dolore di un attimo. Cosa volete che conti nel confronto con l'eternità? No, per uno sputo di vita non mi dannerò l'anima!
Argstrand - Accompagnerò io costei sulle mura, Elric. Non ho bisogno di aiuto. Siate clemente con questi uomini che vi sono fedeli.
Elric - Fedeli in uno sputo! Come ha ben detto costui. Via! Fuori tutti!
1 armigero - (all'altro) Andiamo, svelto, prima che ci ripensi.
(escono)
Elric - (fermando Argstrand che sta uscendo con Iben) Perché lo fai?
Argstrand - Che importa signore?
Elric - Dimmelo Argstrand.
Argstrand - Lo avete detto voi, signore. Io non sono altro che un povero, vecchio imbecille che ha perso la sua mente dietro chissà quali fuochi fatui. Sono un vecchio sciocco sballottato da queste assurde tempeste come una foglia secca... inaridita. Un idiota che ha rimestato la sua vita in un paiolo vuoto. Potete bastonarmi signore, e proverò dolore, potete passarmi a fil di spada e verserò il mio sangue, potete schernirmi e chinerò la testa, ma voi mi avete chiesto l'unica cosa che io non posso darvi... Sarà stato il fardello di questa età malsana ad avermi suggerito d'avervi dato ciò che non vi ho dato. Ho fallito. Vi chiedo perdono con la mia dedizione... ma è tardi. Cadrò con l'amarezza di questo fallimento.
Elric - Argstrand, cosa ti ho detto di così terribile?... Certo, in queste ultime ore ho detto tante cose... Ma non mi sembra di aver criticato il tuo ministero.
Argstrand - Infatti non lo avete criticato.
Elric - Allora...?
Iben - Elric, non cercare di sondare il cuore degli uomini, non ne avresti che dolore. (ad Argstrand) Andiamo, ministro.
Elric - Argstrand!
Argstrand - Signore?
Elric - (ripensandoci) Va!
(Argstrand esce scortando Iben)

SCENA VIII
Elric - Ingrid

(Ingrid compare dall'ombra)
Elric - Che c'è?
Ingrid - Scusate, credevo foste sulle mura. Con questo trambusto...
Elric - No, sono qui.
Ingrid - Vado.
(fa per uscire)
Elric - Aspettate.
Ingrid - Vi prego lasciatemi andare. Non ho il cuore di affrontare una discussione in questo momento.
Elric - No, mia cara signora. Dovete attendere. Mi dispiace.
Ingrid - Vi dispiace?
Elric - E' solo una formula di cortesia.
Ingrid - E' già molto, vi ringrazio.
Elric - Signora... Non mettete ancora alla prova la mia pazienza. Non è il caso.
Ingrid - Eccovi di nuovo nella normalità, parlate dunque.
Elric - Poco fa ho avuto un colloquio che mi ha fatto riflettere.
Ingrid - Con la strega?
Elric - Si.
Ingrid - Il vostro comportamento è stato a dir poco singolare e...
Elric - Signora tacete! A quanto pare vi si è sciolta la lingua, me ne congratulo. Ma adesso dovete imparare ad attendere la battuta. Vi dicevo dunque di questo colloquio. Non è il caso ora che voi sappiate la sostanza delle cose che mi sono state riferite, vi basti sapere che mi sono ritrovato come un guitto che giunto all'ultima scena d'una rappresentazione si senta sussurrare dalla quinta che l'autore impazzito pretende altri due atti. E sia! Ma la cosa peggiore è che in un momento di ingenuità ho offerto il mio petto nudo alla lama delle parole. Che sciocco! In un attimo ho resa vana la corazza cesellata con cura in lunghi anni della mia vita.
Ingrid - Perché dite a me tutto questo?
Elric - Perché devo sapere. Voi, prima, avete chiesto scusa a me. Voi! A me! Al momento, sinceramente, l'ho presa per una battuta un po' cretina gettata lì per rendere più melodrammatica la parte dell'infelice donna calpestata da questo bruto... Adesso non so più cosa pensare... Signora, stavate giocando all'eroina o volevate riferirvi a qualcosa di realmente sentito?
Ingrid - Ti ho chiesto scusa sinceramente, Elric.
Elric - Ma perché? Sant'iddio, ti ho rapita e stuprata, poi ho torturato i tuoi giorni con tutto il veleno che sono stato capace di produrre. Perché, dico, perché dovresti avere qualcosa da farti perdonare da me? I tuoi stupidi intrighi?
Ingrid - Lo sapevi?
Elric - Non sei stata mai molto abile, al contrario, stai pur certa che per fare la fortuna di qualcuno o di qualcosa non avresti dovuto fare altro che mostrare di avversarlo.
Ingrid - E così tu eri il gatto e io il topo.
Elric - Esatto, eri divertente.
Ingrid - Ma non è questo per cui ti chiedo perdono.
Elric - Cosa allora?
Ingrid - E' sciocco parlarne ora. E non sono certa che tu voglia sentirlo.
Elric - Finiamola una buona volta con queste reticenze. Per la prima volta dopo tutti questi anni riusciamo a parlare. Vediamo di sfruttare la situazione dunque.
Ingrid - Elric, io ti ho amato dal primo momento che ti ho visto.
Elric - Che dici?!
Ingrid - Quel che il mio cuore sente.
Elric - Tu dunque mi avresti amato?
Ingrid - Si
Elric - Basta Iben, non le credo! Non le credo!
(s'odono i rintocchi dell'ora sesta)
FINE SECONDO ATTO

ATTO TERZO
(E' suonata l'ora sesta.)

SCENA I
Elric

(Elric è seduto sullo scranno. Ha nelle mani uno specchio con il manico.)
Elric - E se avessi sbagliato tutto? Se non fosse stata questa selva di facce anonime a guardarmi con sospetto o, peggio, con indifferenza? Se fossi stato io stesso a costruire la grata della mia prigione e ad ingoiarne la chiave? E' possibile? Dio non so più che pensare. ( si guarda il viso nello specchio) Questo è il tuo viso, Elric. A chi può piacere? ...No. Timore, odio, forse rispetto, ecco, questi li può ispirare... ma amore? No, non è possibile. (si guarda nuovamente il viso) Dovrebbero esserci almeno le tracce del bambino di un tempo... niente... almeno una curva fragile che possa ispirare tenerezza... macché... E' questa veramente la tua anima Elric? Si!? E allora perché stai piangendo? Cos'è questo stramaledetto tormento che ti rode in petto? Che vuoi!?... Calma Elric, ragiona. Cosa hai cercato? Il rispetto? La gloria? No Elric, non mentire adesso: tu hai cercato una sola cosa, tu volevi quel caldo abbraccio cui ci si abbandona indifesi, l'amore... Adesso l'hai detto, bene. Ma allora dimmi che cosa hai fatto per averlo? Niente. Si Elric, niente. Perché? Qual'è la ragione di queste barricate, di questa tragica maschera che ha scolpito il tuo viso? Insicurezza, certo. Orgoglio, naturalmente... ma perché, perché non c'è un briciolo d'amore nel tuo cuore per me? Si, tu non mi ami Elric. Non mi hai mai amato. Tu sei sempre stato come un padre imbarazzato per questo figlio mal riuscito: l'hai protetto, nascosto, difeso dalle insidie del mondo. Lo hai rivestito d'una maschera terribile perché non si potesse ridere di lui. Perché, Elric, padre? Cos'ho di tanto mostruoso?! Non sapevi che così uccidevi il mio cuore? Riservato fino alla scontrosità, cinico fino all'esasperazione, rabbioso come l'inverno, sospettoso fino a chiederti dieci volte i perché e i percome, quando hai trovato le tue risposte è sempre stato troppo tardi: quell'attimo magico era già svanito. Tu non mi hai dato altro che una sequela di occasioni mancate, di rimpianti imbellettati di rancore. Dieci, cento, mille volte al giorno mi hai tormentato con l'assillo della mia inadeguatezza, rendendomi goffo, ricacciandomi in gola le mille parole insulse che il silenzio richiede, impedendomi di mostrare indifeso il moncherino dolente del mio cuore. Tu Elric, tu mi hai ucciso col tuo orgoglio peloso e stupido... E se nonostante tutto questo mi fossi sbagliato? (si guarda di nuovo nello specchio) Se seguendo le tracce che queste ore disseminano mi scoprissi in errore? Che avrei fatto della mia vita? La sesta ora è suonata... un'ora, non oltre... Cosa potrei ottenere?... Meglio chiudere di nuovo il mio cuore. Meglio assaporare l'acre sapore del vuoto... Ma i fendenti che mi piovono sul capo mi urlano la sveglia. Iben, strega maledetta, che hai fatto!? Alla certezza di una condanna atroce l'aggiunta del dubbio di una pena più dura. Si, perché Elric, tu col tuo orgoglio suicida, puoi trovarti a scoprire che ti sarebbe bastato allungare una mano per raccogliere in dono quanto più hai desiderato senza avere il coraggio o l'umiltà di implorare. Che questi occhi indiscreti a cui ti sei celato erano lì, oltre la grata, ad attendere un segno per donarti l'amore. Come potrei sopportarlo?... Che fare?... L'alba è vicina, forse Aslak... No. Non andrò incontro al mio destino come un cane bastonato nella strada. Animo Elric, dunque, non è l'ora questa di aumentare i tuoi dubbi ma piuttosto è l'ora di svelare misteri.

SCENA II
Elric - Argstrand

(Argstrand compare dall'ombra)
Elric - Che c'è ancora?
Argstrand - E' suonata la sesta.
Elric - E allora?
Argstrand - Se volesse prepararsi.
Elric - No
Argstrand - Va bene.
Elric - Più tardi.
Argstrand - Come vuole.
...
Elric - Novità?
Argstrand - Nessuna.
Elric - Meglio così.
Argstrand - Sono stati notati solo...
Elric - Cosa?
Argstrand - Dei movimenti nel campo di Aslak.
...
Elric - Argstrand.
Argstrand - Si?
Elric - Che uomo è stato mio padre?
Argstrand - Vostro padre?
Elric - Si. Sei l'uomo che è stato a lui più vicino.
Argstrand - Ho avuto l'onere di servirlo.
Elric - (con amarezza) Già, Ministro.
Argstrand - Si mio signore, Ministro... ma un buon Ministro.
Elric - Non faccio fatica ad ammetterlo Argstrand. Ma noto un accenno polemico nelle tue parole.
Argstrand - No mio signore, c'è solo una punta di amarezza.
Elric - Cos'è, Argstrand, l'approssimarsi dell'ora scuote i ceppi della tua fermezza?
Argstrand - Vostro padre era un uomo giusto. Fermo, duro...
Elric - Crudele.
Argstrand - Duro mio signore, duro... Non è semplice - e voi dovreste saperlo - amministrare la vita e la morte degli uomini. Egli ha assolto il proprio compito con la risolutezza che il tempo imponeva.
Elric - Senza incertezze?
Argstrand - Senza, quand'egli sedeva sullo scranno che voi ora occupate. Sempre, nell'attesa delle prime illusioni del giorno, quando le lunghe notti di quest'inverno segnavano l'aria di gelide lame.
Elric - (ironico) Ed ecco a voi Messere, lo storico di corte. (ride) In vero sarei tentato di patteggiare con Aslak la tua testa pur di garantirmi un tuo epitaffio! (serio) Non credo ad una sola notte insonne del Sanguinario, che altro nome non merita sul libro della storia.
Argstrand - Calunniato!... Questo è il primo dei nomi che gli spetta.
Elric - Come osi...
Argstrand - Come potete voi, partorito orfano, infangare il padre e mio fratello!
Elric - (sguaina la spada e minaccia Argstrand) Come osi... tu... tu...
Argstrand - Ebbene, colpite!... Colpite. Ma non rinnegherò l'amico fraterno che fu vostro padre.
Elric - (furente) Argstrand!... (come folgorato) Fratello? Amico? Son queste le parole che ho sentito? (ride) (chiama) Peer!... Peer!! Corri in difesa del tuo ruolo! Che in fede mai ho riso di più gusto!
Argstrand - E' in vostro potere farvi gioco di me. Come è vostro diritto mutilarmi d'una parte del mio spirito. Ma non è mia facoltà assecondare questa mutilazione. Vi chiedo perdono se non sono in grado di compiacere una vostra convinzione ma quel che celo qui dentro (si batte il petto) non riconosce il potere della volontà.
Elric - Ma cosa farfugli?
Argstrand - L'uomo, quell'uomo che avete appena calunniato, quello stesso uomo che vi ha generato, è morto tra queste braccia dolenti strappandomi la promessa che...
Elric - Ebbene?!
Argstrand - Che v'avrei fatto da padre.
Elric - Padre?
Argstrand - Si padre, tutore e precettore...
Elric - Padre.
Argstrand - E a questa promessa ho tentato di tener fede in questi anni. Avete ereditato il trono e siete un degno signore.
Elric - Padre!
Argstrand - E questo è il fallimento di cui oggi m'accusate di fronte a vostro padre... In fede m'appello a lui per ciò che in petto sento... ma se i frutti son quelli che m'avete rigettato in viso... ho da chiedere perdono al padre e al figlio.
Elric - Ma quale padre è un'arida sequela di precetti!
Argstrand - Ma quale figlio ha da regnare sulle terre di Niben?
...
Elric - In fede, Argstrand, che provate per me?
Argstrand - ... Quel che d'amico promisi da padre vissi.
...
Elric - Lasciami solo, Argstrand, ho da restare solo.
(Argstrand esce)
Elric - Ho da credergli? Maledizione, Ho da credergli?! Quelle accortezze ferrigne nascondevano ben più dell'etichetta? Sono stato così cieco, così sordo da non avvertire oltre l'umana compuntezza il fremito d'una paterna apprensione?... Non è possibile eppur gli credo... E allora Ingrid? Sta giocando con me la sua ultima vendetta oppure sono io che ho lasciato disseccare inaridito il fiore per cui tanto ho penato? Presto. Ho da conoscere la verità.
(fa per uscire ma è bloccato dall'ingresso di Ingrid)

SCENA III
Elric - Ingrid

Elric - Signora, giungete a proposito. Ho da farvi alcune domande.
Ingrid - Purché vogliate ascoltarne le risposte.
Elric - Che significano queste parole?
Ingrid - Poco fa avete deciso altrimenti.
Elric - Ammetto d'aver subito il colpo delle parole. Mi congratulo con voi per l'abilità con la quale avete colto nel segno. Ma ora, ho da ripristinare il senso e il segno della verità. Vero è che nessuna lama è tanto sottile e apre ferite così profonde come lo stilo della vendetta d'una donna. Avete avvertito subito l'attimo di debolezza che la rivelazione d'un'altra donna aveva provocato e d'istinto avete colpito con devastante efficacia.
Ingrid - Se è questo quel che desiderate credere, se è questo quel che vi concilia l'animo alla prossima ora. Ebbene, che questo sia.
Elric - No signora. Non intendo essere compiaciuto, ma neanche deriso. Ed ora ho da chiedervi conto delle parole che prima avete pronunciato.
Ingrid - Voi non intendete ascoltare le mie ragioni ma le parole che il vostro desiderio viene suggerendo.
Elric - Conoscete dunque così profondamente l'animo mio? E non è allora questa un'altra prova del vostro gioco?
Ingrid - Vedete? Che mai potrei dire io che non fosse interpretato contro di me?
Elric - (infuriato) Via, finiamola con questa schermaglia sanguinaria! V'ho chiesto se sia vero che m'abbiate amato mai!
Ingrid - E voi mi crederete?
Elric - (c.s.) M'avete amato?! C'è stato un tempo in cui v'avrei potuta avere, possedere, amato!?
Ingrid - (grida) Si! (piange) Si. Io t'ho amato... e t'amo.
Elric - Questa è un'assurda pazzia.
Ingrid - Tu, con quel sorriso fiero e sfrontato... credo che qualunque donna si sarebbe innamorata di te vedendoti entrare nel castello di mio padre come ti vidi io, fiero, col sole che giocava tra i tuoi capelli scomposti. Quando mi prendesti salvando la vita a mio padre non ne fui addolorata, ebbi paura, questo si, ma nel profondo di me stessa ero felice. Oh Elric, perché non hai saputo aspettare? Ti avrei donato me stessa perché questo era quello che desideravo con tutte le mie forze, non chiedevo altro. Ma quella notte, dio, quella terribile notte... No, non posso fartene una colpa... non l'ho mai fatto... Tu hai fatto soltanto quello che ci si attendeva da te. Ma io, io... oh, Elric, non contavo io? Era solo un trastullo di carne che volevi? Avrei voluto chiederti di aspettare, di capire che non avevi bisogno di violenza, di assecondare con dolcezza le mie paure di donna. Ma le parole non volevano uscire dalla mia gola. Ero paralizzata dall'orrore e dalla disperazione... Dopo mi sono sentita distrutta, violata, sporca. Ho pianto Elric, ho pianto non per rabbia o per rancore ma per dolore ed amarezza: non era quello che avevo sognato per noi due. Non era quello che avevo desiderato darti... Dopo quel giorno fu la vergogna a farmi tacere e più tu Elric tentavi di essere gentile con me, più cercavi di ottenere il mio perdono più mi costringevi a rintanarmi nel profondo di me stessa. Come potevo farti capire che quelle gentilezze erano per me più crudeli della brutalità di quella notte? Come potevo spiegarti che ogni tua gentilezza mi feriva col ricordo di ciò che avremmo potuto avere se quella notte... Quando ti stancasti di me e dei miei silenzi fu la fine. Mi sono sentita inaridita, vuota, inutile. Allora ho cercato di rinvigorire quel simulacro di vita che mi restava alimentando il tuo odio con quegli stupidi intrighi, come tu li chiami. Se non avevo il tuo amore, mi bastava il tuo odio.
Elric - Tutto questo è un'assurda pazzia.
Ingrid - Si, Elric
Elric - Tu dunque mi ami?
Ingrid - Si
(s'odono in lontananza squilli di tromba e rullare di tamburi. Il suono dei tamburi proseguirà fino alla fine dell'atto)

SCENA IV
Peer - 1 armigero - 2 armigero

(comincia ad albeggiare ed il grigiore che illumina i merli del castello si fa più vivido)
(Sul cammino di ronda Peer e i due armigeri sono in piedi e guardano la pianura)
1 armigero - Ecco, cominciano a muoversi.
2 armigero - Stanno allineando le macchine.
1 armigero - Manca poco all'assalto.
2 armigero - Ed Elric dov'è?
Peer - A sanare i suoi conti con la vita.
2 armigero - Che vuoi dire, matto?
Peer - Niente di speciale. Una volta ho sentito un saggio - che poi sarebbe una versione speciale di matto e quindi mio parente stretto - ho sentito, vi dicevo, un saggio affermare che in punto di morte un uomo rivede come per magia la sua intera vita in pochi attimi. Ma io credo che il nostro caro signore abbia intenzione di riscriverla di sana pianta, ché così come gli è venuta di primo acchitto non sembra gli piaccia granché. Sapete, l'ho visto conversare amabilmente con la Principessa Ingrid.
1 armigero - Possibile?!
Peer - Altroché! Un bel guaio.
2 armigero - Che dici? A me sembra una cosa bellissima.
Peer - Ah, come si vede che manchi di erudizione, mio caro villano in armi! Ma io, che come ti dicevo, sono un erudito, io so come vanno le cose del mondo, e se è per questo, anche dell'oltremondo. Dovete sapere che lì, dietro l'angolo della vita, c'è un vecchio barboso e pignolo tutto vestito di grigio con la lunga barba bianca e le dita simili ad artigli di pipistrello. E' lì che ci guarda di soppiatto. Vedete... Quante volte vi è parso che lì, di sguincio, al limite estremo della percezione dell'occhio, vi fosse qualcosa ma girandovi non avete visto più nulla? Ebbene cari miei, era lui, proprio il vecchio che vi spiava. Ma è troppo esperto, troppo furbo per farsi sorprendere. Quel vecchio, ignorantelli, è lo storico del mondo e sta sempre lì a segnare su di un vecchio quaderno i fatterelli più stupidi delle nostre vite per fare più tardi rapporto a chi è più in alto di lui. Ed ora come credete che reagirà alle stravaganze di Elric? Oh, mi pare di sentirlo: (con voce roca e petulante e in metrica) "Che vita! Che tempi! Non c'è più rispetto! Non butto alle ortiche un lavoro ben fatto! Quell'uomo sfrontato un destino s'è scritto, sia bello o sia brutto ormai resti al patto!".
2 armigero - Possibile che neanche ora tu riesca ad essere serio?
Peer - La serietà mi è indigesta ed io sono cagionevole di salute.
1 armigero - (che scruta oltre le mura) Non credo che ti servirà a molto preoccuparti della tua salute. Guarda, Aslak ha mandato a tiro di freccia delle pattuglie di avanscoperta.
Peer - Oh bella, non lo sanno i signori che è disdicevole curiosare in casa altrui? Ora gliene dico due.
(fa per arrampicarsi sui merli ma viene fermato dai due armigeri)
1 armigero - Che fai, sei matto!?
Peer - Perché, secondo te, cosa sarei?
2 armigero - Non fare lo scemo, da lì possono colpirti.
Peer - Veramente?
(con un movimento veloce Peer sfugge ai due armigeri e si arrampica sui merli. E' ritto in piedi)
1 armigero - Scendi pazzo!
Peer - (parlando agli immaginari uomini di Aslak) Lor signori mi scuseranno se rivolgo loro questo rimprovero...
2 armigero - Vieni giù Peer!
Peer - (senza badargli) Ma non credo che sia onorevole da parte loro venire a curiosare in casa altrui specie in considerazione dell'ora presta, o tarda, a seconda di quale capo si prenda del giorno.
1 armigero - Scendi matto, stanno lanciando!
Peer - (c.s.) Vogliate perciò tornare sui vostri passi e...
(E' stato colpito in pieno petto da una freccia e cade tra le braccia dei due armigeri)
2 armigero - Peer!
Peer - (con un fil di voce) Maleducati.
1 armigero - Aiuto! Peer il Matto è stato colpito!
2 armigero - Corri a chiamare qualcuno.
(il 1 armigero esce di corsa)
(il 2 armigero strappa la freccia conficcata nel petto di Peer)

SCENA V
Elric - Peer - Ingrid - 1 armigero - 2 armigero

( Elric ed il 1 armigero entrano velocemente sul cammino di ronda andando vicino a Peer adagiato con le spalle contro il muro. Li segue Ingrid che rimane a distanza)
Elric - Peer che hai fatto?
Peer - Elric... Ho incontrato una signora che non ama attendere.
Elric - Non parlare, sta calmo. Ora ti portiamo...
Peer - E' inutile Elric: il matto ha pescato la matta. Le carte devono restare a terra... Stammi vicino altrimenti (sorride) ... potrei morire di paura.
Elric - Peer, amico mio.
Peer - Amico?
Elric - L'amico più dolce, più caro.
Peer - Mi è passata la fame... E' buffa questa morte: non ho più dolore ma mi è rimasta la paura. Elric, ho paura. Stammi vicino... Elric?
Elric - Si?
Peer - La Principessa... lei...
Elric - E' qui.
(Ingrid si avvicina)
Peer - (parla a fatica) Signora ho delle scuse da chiedervi...
Ingrid - (accarezzandolo in fronte) Mi sei caro, Peer.
Peer - (prendendo la mano di Ingrid) Sono felice che alla fine vi siate incontrati... Permettetemi quest'ultimo omaggio galante
(bacia la mano di Ingrid quindi ricade morto)
(Ingrid lancia un urlo)
Elric - Peer!... Peer! Rispondi!
2 armigero - E' morto signore.
Elric - Amico mio, stai battendo la strada che tra poco noi tutti seguiremo
Ingrid - Che almeno egli riposi in pace.
Elric - Signora... Ingrid.
Ingrid - Si? Elric.
Elric - Conservo una piccola ampolla...
(Ingrid, lentamente gli sfiora la mano con le dita)

SCENA VI
Argstrand - Helga

(Argstrand ed Helga entrano da direzioni opposte nella sala del trono)
Argstrand - (facendosi presso ad Helga) Madonna Helga, che avete? Vi sentite male?
Helga - (parla con voce atona - è svuotata) Nulla, non ho più nulla (si guarda le mani) Queste mani... non è possibile! Non posso averlo fatto!
Argstrand - Cosa? Signora, cosa avete fatto?
Helga - I miei bambini. Nel sonno... Il piccolo sorrideva mostrando le fossette delle guance arrossate, mentre l'altro bofonchiava una lite nel sonno. Stavano lì, abbracciati nel letto, felici, lontani da questo inferno. E allora ho sentito la risata maligna di Aslak gioire delle loro lacrime e d'una morte atroce. Dio, mai!... Mai! E' mille volte meglio che la lama affilata di un pugnale si intrufoli discreta nei loro cuori mutando nella morte il sonno.
Argstrand - Voi allora avete... Per l'amor del cielo!
Helga - No!... Non posso averlo fatto.
Argstrand - Ma voi...
Helga - Queste mani. Queste mani sono sporche del loro sangue. Del sangue delle mie creature... Perché?!
Argstrand - Sedetevi

SCENA VII
Elric - Ingrid - Argstrand - Helga - 1 armigero - 2 armigero

(Ingrid precede veloce Elric giù per le scale del cammino di ronda. Argstrand ed Helga sono come al termine della scena precedente. I due armigeri sono sul cammino di ronda. Il corpo di Peer è adagiato dove il Matto è spirato)
Ingrid - Helga, amica mia, che accade?
Helga - La mia ora è già passata.
Argstrand - I bambini, signora, sono morti.
Helga - In queste mani il loro sangue.
Ingrid - Mio dio!.. (abbracciando Helga) Povera, povera amica mia.
Helga - (assente) Il piccolo ha intrecciato fili d'erba...
Ingrid - Helga!
Helga - (c.s.) Ne ha fatto una corona e mi ha detto: "Mamma..."
Ingrid - Helga, ascolta.
Elric - Non può ascoltarti, Ingrid.
Helga - (c.s.) "Quando verrà primavera fiorirà. Mamma, prendila in dono"
(assente, lo sguardo fisso nel vuoto, accarezza un immaginario bambino. Continuerà così totalmente estraniata da quanto le accade vicino)
Argstrand - La sua mente è fuggita, come ritratta in un pugno serrato.
Elric - Forse è meglio così. Forse così sta fuggendo il dolore.
Ingrid - Se avessi un figlio anch'io impazzirei.
Elric - Un figlio... Se tutto fosse stato diverso... Chissà forse un frugoletto balbettante tra le gambe avrebbe avuto la forza di mutare il destino.
Ingrid - Lo credi possibile?
1 armigero - (dal cammino di ronda) Eccoli! Si stanno muovendo!
Elric - No, un momento... Un'ora Aslak!
2 armigero - Mio dio, ma è una marea!
(Argstrand corre su per le scale del cammino di ronda)
Elric - (stringe le mani di Ingrid) Un momento. Un momento, dobbiamo parlare. (ad Argstrand) Che mi dici Argstrand?
Argstrand - E' tutta l'armata che avanza: alla testa le macchine e gli arieti, dietro i fanti, sui fianchi la cavalleria e in retroguardia gli arcieri.
Elric - Vedi Aslak?
Argstrand - Ne vedo le insegne, lì, sulla collina ad ovest.
2 armigero - Ottima posizione per gustarsi lo spettacolo.
Elric - Disponi la difesa, Argstrand.
Argstrand - (al 1 armigero) Provvedete all'accensione dei fuochi.
1 armigero - Bene. (corre a destra)
Argstrand - (al 2 armigero) Che i balestrieri si dispongano, ma non lancino finché non gli verrà dato l'ordine.
2 armigero - Sarà fatto (corre a sinistra)
Elric - Ingrid.
Ingrid - Elric.
(squilli di tromba prossimi e fragorosi)
Elric - Tempo! Tempo, Aslak! Ho bisogno di tempo! Avevo atteso questo momento con impazienza, come una liberazione. Ed ora che mi sboccia tra le mani, il sogno, mi sfugge tra le dita con l'ultimo grano del mio tempo.
Ingrid - Elric, ti amo, io t'ho sempre amato.
Elric - E questa è la mia più dolce condanna e la mia più crudele consolazione. Cosa, cosa ho fatto della mia vita?
(il rumore della battaglia cresce facendosi sempre più minaccioso)
Elric - Aslak, un'ora me la devi!
(i due armigeri tornano correndo sul cammino di ronda - Hanno le lame sguainate)
Argstrand - (spada al pugno) Ecco... ancora un attimo... via con l'olio!
2 armigero - Non c'è niente da fare, sono in troppi!
1 armigero - Sul lato nord si combatte tra i merli. Per il momento li abbiamo ricacciati, ma non possiamo resistere per molto.
Argstrand - La nostra pista si conclude in cima a queste mura. Non ci è dato di sapere quel che ci attende oltre di essa, ma se abbiamo avuto mille ragioni per vivere la nostra vita ora ne abbiamo una per vivere la nostra morte: che questa cinta divenga un cippo funerario capace di sfidare le nebbie del tempo. Che tra mille anni guardandole si dica: "Ecco la tomba degli eroi. Ecco il sacro luogo ove caddero schiacciati dal peso dei nemici uccisi i difensori di Niben". Levate il capo, cuori e lame di Niben!
1 e 2 armigero - (levando le spade) Niben! (il grido è ripreso da un coro di voci fuori campo)
(i tre si arrampicano sui merli ed iniziano a combattere gli immaginari assalitori)
Elric - Il tempo è scaduto. Siamo giunti alla fine dell'atto, Ingrid. Non c'è concesso nulla oltre lo struggente desiderio. La battaglia mi reclama.
Ingrid - L'amore non si misura col tempo, Elric. Credi forse che l'avere davanti una vita muterebbe il mio amore per te? No, Elric e io sono grata al cielo per la gioia infinita di quest'attimo. Baciami.
(Elric fa per abbracciarla)

SCENA VIII
gli stessi - Iben

(dall'ombra compare Iben che reca nelle mani un cofanetto)
Iben - Una parola, Elric.
Elric - (bloccandosi) Iben, tu?! Che fai qui? Non è ancora giunto il tuo momento.
Iben - Non è per me che son qui, ora.
Elric - Parla allora, ma fa' in fretta, che i miei uomini muoiono.
Iben - Sei stato generoso con me ed io non dimentico. Sono qui per ripagarti.
Elric - Salva Ingrid e ti sarò grato in eterno.
Iben - Ciò che è scritto non può essere mutato, Elric. Mi dispiace.
Elric - E allora non puoi fare nulla per me.
Iben - Ho un dono.
(gli porge il cofanetto)
Elric - (prendendolo) Cos'è?
Iben - Una chiave.
Elric - (apre il cofanetto)... Quale inferno si apre girando questa chiave?
Iben - Una chiave che apre può anche chiudere. Una porta divide sempre due mondi.
Elric - (estraendo il pugnale contenuto nel cofanetto)... E se lo usassi per me?
Iben - Non è per te che è stato forgiato.
Elric - Il tuo dono è uno strumento di morte.
Iben - Io non posso darti altro che questo. Quella lama, estinguendo il dolore, potrà, forse, attenuare il tuo rimpianto.
Elric - Iben, io merito di soffrire in eterno.
Iben - Lascia pesare ad altri i meriti e le colpe.
Elric - Che debbo fare?
Iben - (guarda Ingrid) Un gesto d'amore.
Elric - No!
Iben - Un gesto d'amore per l'incantesimo del pugnale.
Elric - E' troppo per me!
Ingrid - Elric.
Elric - Ingrid, no!
Ingrid - Credi forse che io possa essere felice di cadere sotto il sadico sguardo degli uomini di Aslak? Credi forse che io possa trovare conforto nello squallore di quattro mura mentre attendo l'effetto del veleno, mentre ascolto nel mio corpo fatto per generare la vita il propagarsi della morte? No, amore, se puoi risparmiami questa solitudine atroce. Fammi coraggio perché io ne ho bisogno quanto te. Stammi vicino e donami la pace, dolcemente. Io ti offrirò il mio cuore, ti offrirò il mio corpo come nell'atto dell'amore. Io ti sarò vicina e ti sorriderò, ma tieni saldo il braccio, perché è questo che ti chiedo.
Argstrand - (dal cammino di ronda) Resistete uomini! Resistete per la gloria di Niben e per il vostro onore!
Elric - (urla) Un'ora, Aslak! Soltanto un'ora! (a Ingrid) Non posso darti la morte.
Ingrid - Mi darai l'amore e con amore io l'accoglierò.
Elric - Non posso. Non posso sopportare questo. (al vuoto) Non ci sto! Hai capito?! Non ci sto più! Basta con questa storia! Chi credi di essere? Dio?! Hai giocato abbastanza con i tuoi burattini. Lasciaci in pace! Volevi la mia carne?! Eccotela! L'hai sminuzzata in una poltiglia sanguinante. Non ti basta?! Cosa provi a startene stravaccato e a ferirmi col tuo stilo? Che ti ho fatto io? Stai forse punendo te stesso o sei solo un sadico che gode nel procurare dolore? Basta, basta, adesso basta! La marionetta si è stancata. Hai fatto male i tuoi conti perché io dico no! Hai capito?! Io dico no!
Argstrand (dal cammino di ronda) Indietro! Ritiriamoci oltre il second... (è colpito in pieno petto e cade riverso morto)
Elric - Argstrand! (al vuoto) Finiscila perdio!
Ingrid - Amore, che dici?
Elric - E' un trucco Ingrid, non c'è nulla di reale!
Helga - (c.s.) Te lo do in dono, mammina, in primavera fiorirà.
Elric - No, no, non è vero.
1 armigero - E' finita! Ci sono sopra!
(fa per voltarsi ma viene colpito alle spalle e stramazza al suolo morto)
Ingrid - Amore ti prego...
Elric - E' inutile. E' tutto inutile.
2 armigero - Vivaddio, fatevi sotto!
(E' colpito in pieno petto e ricade contro i merli morto)
Ingrid - Elric, sono qui.
Elric - Amore, fammi annegare nel mare infinito dei tuoi occhi.
Ingrid - Sostienimi tra le tue braccia ché accanto a te non ho paura.
Elric - Che vuoi da me?
Ingrid - L'amore.
Elric - L'ho qui nel pugno della mano.
Ingrid - Prendimi, sono tua.
Elric - Ingrid.
Ingrid - Elric.
(Si abbracciano e si baciano. Elric solleva la mano con il pugnale e colpisce alle spalle Ingrid che dopo un attimo di irrigidimento si abbandona morta tra le braccia di Elric. La scena si immobilizza)

(s'odono i rintocchi dell'ora settima.)

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