domenica 2 dicembre 2007

Emerald - Capitolo 21

Si svegliarono all’alba riposati.
I vestiti erano asciutti e si rivestirono.
Sulla spiaggia non c’era traccia del greenfree, ma la sua sacca era là dove l’aveva lasciata la sera prima.
Avevano fame, e con circospezione si avvicinarono al boschetto.
Erano imbarazzati, ma, pur sentendosi un po’ ridicoli, tentarono di imitare, ridacchiando, il cerimoniale che la sera prima avevano visto eseguire al loro salvatore.
Comunque, colsero con estrema cura ed attenzione una mezza dozzina di frutti, quelli che, ricordavano, più la sera prima erano piaciuti loro.
Tornarono sulla spiaggia a mangiare.
Fu allora che scorsero il greenfree, seduto, in alto, in cima alla scogliera, la schiena diritta, la fronte rivolta a Uraneo sorgente.
- Eccolo lì, quello svitato – fece Ingrid.
- Comunque gli dobbiamo la vita – disse con un tono di rimprovero Arthur.
- E chi se lo dimentica? – rispose ingrid – Lunga vita. Anzi, eterna vita a Uomo, il nostro greenfree!
- Piuttosto che facciamo?
- Beh, o ci rassegnamo a seguire il nostro santone e a farci greenfree pure noi, o cerchiamo come venirne fuori.
- Per esempio?
- Intanto, se lui è arrivato lassù, possiamo farlo anche noi e dare un’occhiata in giro, magari si vedesse qualcosa.
Arthur non aveva nulla di meglio da proporre e, finito di mangiare, si misero in cerca del percorso migliore per salire in cima alla scogliera. Si resero conto che non era difficile.
Le rocce che delimitavano il boschetto, formavano una sorta di gradoni sovrapposti che, almeno in un punto, arrivavano fino alla sommità, consentendo di passare agevolmente dall’uno all’altro.
Iniziarono l’arrampicata, che si rivelò faticosa ma, come sperato, agevole.
Raggiunsero la sommità della scogliera in meno di un’ora.
Il greenfree era ancora immobile, come l’avevano visto dalla spiaggia.
Si avvicinarono a lui.
Aveva le gambe incrociate e gli occhi chiusi.
Respirava profondamente.
Guardarono il fiume, ma i riflessi abbacinanti di Uraneo, appena sopra l’orizzonte, non consentivano di vedere null’altro.
Allora, si volsero a guardare la scogliera che si dispiegava, si sarebbe detto levigata, lungo il corso del fiume, come un sentiero infinito, largo qualche centinaio di metri.
Si avviarono verso il Lao Tze, camminando lentamente.
Mano a mano che si avvicinavano a quel limite della scogliera, quel paesaggio tormentato pareva sorgere da nulla, come uno scenario incantato.
Ad un tratto Ingrid parve irrigidirsi e fermò Arthur, afferrandogli la mano.
- Il calice!
- Cosa?
- Il pinnacolo a forma di calice! – quasi gridò Ingrid – La Green Queen!
Arthur finalmente aveva capito, e si voltò dove indicava Ingrid.
Inequivocabilmente, quella era la strana punta alla cui base era ferma, in attesa, la loro aeronave.
Corsero in quella direzione, verso il ciglio della scogliera.
Giudicarono in una decina di chilometri la distanza che, in linea d’aria, li separava dal pinnacolo.
Da terra il discorso era diverso.
La congerie di canyon e crepacci, di rocce e graniti, sembrava rendere impossibile mantenere un orientamento.
Osservarono a lungo la scena, finchè non individuarono un canyon che, sulla sinistra, dopo un largo e tortuoso giro, si arrestava non troppo distante dal pinnacolo.
Quella era la strada per tentare di raggiungere l’aeronave.
Tornarono dal greenfree, che s’era appena distolto dalla sua meditazione e li osservava imperscrutabile.
- Abbiamo trovato la nostra strada – disse Arthur – E ti ringraziamo per quanto hai fatto per noi.
- Che Emerald sia in pace con voi – rispose, definitivo, il greenfree.
- Ci si vede, Uomo. – fece Ingrid, bonariamente ironica.
Si avviarono in cerca di un buon punto per discendere dalla scogliera nel Lao Tze.
La discesa fu abbastanza semplice.
Da quel lato la scogliera digradava molto più dolcemente.
Giunti sul fondo, si incamminarono a sinistra, alla ricerca dell’imboccatura del canyon che avevano individuato.
Non impiegarono molto a trovarlo.
Ma lì finì la loro fortuna.
Quel che dall’alto della scogliera si era mostrato come un facile sentiero, si rivelò come un percorso tormentato, dove dovettero superare voragini, scalare frane che ostruivano il passaggio, tornare da deviazioni senza uscita, imboccate per errore.
Quando Uraneo era ormai alto nel cielo si fermarono, stanchi, a riposare. Non avevano trovato radure nel loro procedere, e la sete ormai li tormentava, mentre della fine del canyon non si vedeva traccia.
Fu solo nel pomeriggio che trovarono una piccola polla d’acqua, alimentata da una sorgente che formava una cascatella.
Bevvero immergendo il viso nell’acqua gelida.
Fu quando Uraneo già calava all’orizzonte che uscirono dal canyon e videro il pinnacolo stagliarsi dinnanzi a loro a forse un chilometro.
Radunarono le forze e, ridendo, proseguirono.
Quel chilometro si raddoppiò nel percorso che dovettero seguire, ma, finalmente, giunsero alla radura dove la Green Queen li attendeva.
Si lasciarono cadere, stremati ma felici.
Dopo che ebbe ripreso fiato, Ingrid aprì il portello e constatò che tutto fosse in ordine.
Colsero con sincera riverenza una dozzina di frutti dal boschetto oltre il lago e li mangiarono sulla riva, dopo essersi lavati.
Parlarono a lungo, quella sera, raccontandosi delle loro vite, per poi dormire profondamente nelle cuccette dell’aeronave.
Si svegliarono che la stella era già alta nel cielo.
Decisero di fare colazione con i frutti del boschetto.
Quello che era stato quasi un gioco, il “non è vero ma ci credo”, un po’ irridente e un po’ superstizioso del giorno prima, s’era trasformato in una grata attenzione, forse solo appena al disotto di una piena consapevolezza.
Arthur colse Ingrid, così concreta e dissacrante il giorno prima, carezzare il ramo, prima di staccare con due dita un frutto, senza provocare la benché minima vibrazione nella pianta.
- Sarà difficile accendere un fuoco, d’ora in poi – commentò.
Lei lo guardò, e sorrise annuendo.
- Beh, un po’ di greenfree c’è entrato nelle vene, o no?
Tornarono alla nave preparandosi a partire.
- Credo che dovremmo cambiare i nostri piani – disse Ingrid.
- Ah, perché, avevamo un piano?
Ingrid gli lanciò un’occhiata esasperata.
- Avevo pensato di andare ad est, una volta arrivati nel Lao Tze, fino a raggiungere la Grande Dorsale. Ma credo che non sia il caso di seguire questa strada.
- Perché?
- Non credo che Ted sia l’unico che si sia messo alla nostra caccia.
- La taglia?
- Già. Conosco molti cercatori, che scaraventerebbero la madre in un pozzo per un quarto di quella cifra.
- Il pianeta è grande.
- Si, potremmo anche avere fortuna. Ma anche no. E noi non abbiamo nulla per difenderci.
- I propulsori Hidening?
- Credi che solo la Green Queen li abbia?
- Cosa pensi di fare?
- Di prendere la strada peggiore, quella che non si aspettano che prenda.
- Sarebbe?
- Il Walker. Ci spingiamo più a sud possibile nel Walker e, poi, tagliamo verso est. Direttamente a scavalcare la Dorsale.
- Perché sarebbe la peggiore?
- Lo vedrai, fratello.
La decisione era presa. I
ngrid salì sull’aeromobile veloce, andando al posto di guida, e iniziò le procedure di controllo.
rthur si sedette nel posto accanto con un pensiero in testa.
- Non pensi che anche i mezzi della Compagnia ci stiano cercando?
- Può essere – rispose Ingrid – Ma da queste parti mi preoccupano più i miei compagni.
Procedettero per tutto il giorno in direzione sud.
Al tramonto si fermarono in un’ampia radura, dove una fonte alimentava un piccolo ruscello.
Col passare delle ore il paesaggio s’era andato facendo meno aspro, con radure che s’andavano allargando in piccole valli e le rocce che s’addolcivano in colline, qua e là macchiate di vegetazione.
Cenarono con i frutti delle piante e si prepararono a passare un’altra notte nel Lao Tze.
- Chissà perché ha questo nome – mormorò Arthur.
- Cosa? Che nome? – chiese Ingrid.
- Lao Tze – rispose Arthur – è il nome di un antico filosofo orientale. Della Cina, sulla terra.
- Non lo sapevo.
- Il suo pensiero è alla base del taoismo, una forma di filosofia, di disciplina mistica, che ricerca la fusione col tutto, il Tao, appunto, attraverso il totale distacco dalle passioni e dai desideri.
- Su Emerald mi sembra che basti la Mines & Stars a tenere lontana ogni idea di soddisfazione dei desideri e, per quanto riguarda le passioni… beh, hai visto i miners.
- Che vuoi saperne, tu, di quel che cova sotto la superficie – la rimbrottò bonariamente.
- Si, a quattromila metri di profondità! – rispose con un ghigno Ingrid.
- Comunque, è strano – riprese il filo dei suoi pensieri, Arthur – Un posto che si direbbe infernale, dove si aprono inaspettati squarci di paradiso.
- Un posto da greenfree – commentò Ingrid.
- Che vuoi dire?
- Beh, nonostante le apparenze, la vita è semplice qui. Il clima è buono. Il cibo non manca mai. L’acqua è fresca e dolce… Se non chiedi altro alla vita che… di vivere, il posto è perfetto.
- Senza passioni e senza desideri – aggiunse annuendo Arthur.
- In pace coi fratelli – concluse Ingrid, facendo il verso a Carl, il greenfree.
- Già, vorrei proprio sapere chi ha dato questo nome a questo posto – tornò a mormorare Arthur mentre andavano a dormire nelle cuccette a bordo della Green Queen.

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