domenica 2 dicembre 2007

Emerald - Capitolo 18

La Little Tzar era un’aeronave più tozza e massiccia della Green Queen.
Ad una prua caratterizzata dalla punta di un ovoide, che ad Arthur ricordava il becco di un uccello, era attaccata una fusoliera larga e schiacciata, come il carapace di una testugine.
Ai lati, due protuberanze indicavano la presenza di propulsori aggiunti.
Quando il portello si aprì, scorrendo nella parete, Arthur riconobbe Ted.
Era l’ometto dagli occhi troppo distanziati, cui si era rivolto al pub degli indipendenti.
Indossava lo stesso giubbotto di cuoio sintetico nero, e nascondeva la sua calvizie sotto una bandana, che Arthur trovò ridicola.
Portava in spalla una sacca di viaggio.
- Ci si rivede, rainbowed – fece l’uomo ad Arthur, per poi rivolgersi a Ingrid, balzando agilmente al suolo – Tutto tranquillo, Ingrid?
- Non mi lamento. Quando sei partito?
- La mattina dopo di te.
- Hai corso molto.
- Ho fretta. Ho avuto una soffiata per un certo posto, giù, vicino al Walker.
- Una soffiata o un colpo di vento?
- Vedremo, Ingrid, vedremo. E invece, tu? Sempre dell’idea di andare nell’Aither, il tuo amico?
- Così pare.
Ted si guardò intorno.
- Beh! Non mi avevi promesso una bevuta?
- Tranquillo. Mettiti comodo – e s’avviò alla Green Queen, per raggiungere la cambusa.
Arthur e Ted rimasero da soli.
Si guardarono negli occhi, poi Ted, con un sorriso che raggrinzì la parte del volto coperta dalla pelle sintetica, s’allontanò per accostarsi al laghetto e lì, si sedette su di un masso grande e piatto, lasciando cadere al suolo la sacca.
Ingrid tornò con tre bicchieri colmi di un liquore traslucido e, dopo averli offerti ai due uomini, si sistemò su una grossa pietra, di fronte a Ted. Arthur le si sedette accanto.
- Allora, Ted – riprese Ingrid – Tutto tranquillo, quando sei partito?
Ted bevve un lungo sorso prima di rispondere.
- Tutto tranquillo direi proprio di no. C’è stata un po’ di gazzarra al pub. Sono arrivati gli uomini in nero a cercare qualcuno.
- Davvero?
- Già. Figurati, un rainbowed travestito da miner.
- E che aveva fatto questo rainbowed?
- Questo non ce lo hanno detto. Ma erano sicuri di una cosa.
- Che cosa?
- Che volesse affittare una carretta.
- Che c’è di male, Ted?
- Niente, dico io.
- Infatti. Lo fanno sempre i rainbowed.
- Il fatto è che questo rainbowed, travestito da miner, deve averla fatta molto grossa.
- Perché dici questo, Ted?
- Perché s’è scomodato l’Uomo Nero in persona.
- Addirittura!
- Già. Gile il Nero era al pub.
- E che diceva?
- Diceva … diceva che quel rainbowed, quello travestito da miner, cercava un passaggio per l’Aither.
- Una strana coincidenza.
- Gia. Molto strana.
- E cosa gli avete detto?
- Chi, noi? E cosa potevamo dirgli? Hai mai visto un rainbowed travestito da miner al pub?
- No. Mai.
- E’ quello che dico anch’io.
- Vuoi bere ancora?
- Quello che mi domando – continuò Ted, senza rispondere a Ingrid – E’ perché questo rainbowed, travestito da miner, sia così importante per gli uomini in nero e per Gile il Nero?
- E che risposta ti dai, Ted?
- Non lo so, Ingrid – sospirò – Posso solo ipotizzare. Bada bene, è solo un’ipotesi! Che questo rainbowed, travestito da miner, abbia per le mani un affare così grande, da far sembrare nulla, briciole, l’incasso per la scoperta del più grosso giacimento di tutta Emerald. E che questo affare si trovi nell’Aither.
- Hai detto bene, Ted. E’ un’ipotesi. Solo un’ipotesi.
- Già, un’ipotesi. Ma se fosse vera …
- Se fosse vera?
- Dove ce n’è per due, ce n’è per tre – e sorrise ammiccante, con una smorfia che ad Arthur parve oscena.
- Se fosse vera. Ted. Se vuoi ancora bere … - e Ingrid fece per alzarsi.
- Resta seduta Ingrid.
Estratto dalla sacca, un paralizzatore era comparso nella mano di Ted.
- E resta seduto anche tu, rainbowed.
- Cosa significa, quel coso, Ted?
- Ingrid, io non vorrei … Dipende solo da te.
- Cosa?
- Gile il Nero ha offerto a chi gli riporta questo rainbowed, tanti crediti quanti te ne da la Compagnia per un pozzo di prima classe. Offerta allettante, no? Ma io ti sono amico e preferisco restare in affari con te, Ingrid. Fammi entrare nell’affare alla pari e chiudiamo la faccenda.
- Non c’è nessun affare, Ted.
- Rispondi bene, Ingrid, non mi puoi trattare da cretino. Se Gile ha fatto quell’offerta, l’affare deve valere almeno dieci volte tanto.
- Io non ho nessun affare! – protestò Arthur.
- Sta zitto, rainbowed – gli sibilò contro Ted.
- Non ho da metterti a parte di nulla, Ted. Fai come credi.
- Non mi lasci scelta, Ingrid. E’ un peccato, un vero peccato. Credevo che tu mi fossi amica. Ma tra amici non ci sono segreti, vero Ingrid? Mi hai deluso, molto deluso. Dovrò lenire questa mia delusione con i crediti della taglia.
Con la canna del paralizzatore fece loro imperiosamente segno di alzarsi.
- E la Green Queen? – chiese Ingrid
- Qui sarà al sicuro. Se mai un giorno potrai tornare a prenderla. O, altrimenti, mi farà comodo una seconda nave – sorrise di nuovo, questa volta, cattivo – In piedi, muovetevi! Non costringetemi a sparare.
Ingrid e Arthur si alzarono, avviandosi verso la Little Tzar, seguiti a distanza di sicurezza da Ted, che li teneva sotto il tiro dell’arma.
Nei pressi del portello Ted fece segno ad Arthur di salire per primo.
Come fu sulla soglia, un dolore atroce e lancinante gli si propagò dalla schiena in tutto il corpo.
Crollò sul pavimento dell’aeronave, incapace di muovesi.
Ted lo aveva colpito con il raggio del paralizzatore.
Era caduto con la faccia verso il portello e, con gli occhi sbarrati, poté vedere Ted, che si chinava a prendere in braccio un’Ingrid esanime.
- Niente di personale, Ingrid. E’ solo una questione di affari. E’ la mia porta per le stelle – mormorò l’uomo, mentre la trasportava sull’aeronave.
Ted impiegò i minuti successivi a legare le mani dei prigionieri dietro la schiena.
Poi, andò al distributore, si preparò un bicchiere di liquore, e s’andò a stravaccare su una poltrona ad aria orientata verso i due.
- Non preoccupatevi. La potenza era al minimo. Tra una mezzora sarete come nuovi e, spero per voi, più ragionevoli.
Lentamente, molto lentamente, il dolore si attenuò e, dopo quello che ad Arthur era sembrato un secolo, sentì Ingrid mormorare.
- Porco bastardo.
- Non essere ingiusta, Ingrid – rispose con voce tranquilla Ted – Anche tu avresti fatto la stessa cosa. O non te ne vuoi andare da questo buco?
- Va all’inf…
- Non dire così, Ingrid. Mi fai innervosire. E se mi innervosisco ragiono semplice. A Gile il Nero non importa come gli arrivi il rainbowed. Lo vuole e basta. In quanto a te, non gliene frega niente di averti. Né viva, né morta. Non farmi pensare alla soluzione più semplice.
Attese qualche secondo. Ingrid non parlava.
- Allora? Avete visto? Ho atteso i vostri comodi per darvi un’ultima possibilità. Vi si sono schiarite le idee, o devo fare ritorno a Emerald City?
- Sai Ted – disse Ingrid – Il capitano Gile, in fondo, è un uomo simpatico …
- Aspetta, Ingrid – l’interruppe Arthur – E’ inutile continuare. Ha vinto lui.
Ingrid lo guardò perplessa.
Il piano, dettato dalla disperazione, gli si andava formando nella testa
… Piano? Per il momento il tutto si riduceva nel guadagnare tempo.
Si rivolse a Ted.
- Se ti diciamo dell’affare. Chi ci dice che non ci ammazzi un momento dopo, o non ci scarichi da qualche parte, a farci ammazzare da Emerald?
Sul viso di Ted si disegnò un ghigno, che la pelle sintetica rese orribile.
- E bravo il rainbowed! Ha più cervello di te, Ingrid. Quanto è grosso questo affare?
- E’ grosso – rispose Arthur a soggetto – Molto grosso – ed azzardò – Credo che Gile pensi molto a se stesso e non tanto agli interessi della Compagnia.
- Di che si tratta?
- Non mi hai risposto, Ted – Si stava impratichendo del gioco e si sorprendeva di questa sua insospettata abilità.
- Io sono un uomo pratico – rispose Ted – Non ho nulla contro di voi. Perché dovrei uccidervi? Che potreste farmi? Andare a piagnucolare da Gile il Nero? E, poi, sono anche un uomo modesto, che si accontenta. Prima vi ho proposto di dividere alla pari, tutti e tre. Certo, ora le cose sono cambiate, ma mi accontenterò ancora di dividere alla pari. Il cinquanta per cento a me e il cinquanta per cento a voi.
- Giochi duro, Ted – mormorò Arthur.
- Già – si intromise Ingrid – Considerato che arrivi alla fine. Quando è il momento di raccogliere. Facile, facile.
- Non vi lamentate – rispose, impaziente Ted – Vi lascio più di quanto potreste mai sperare di guadagnare in tutta la vostra vita su Emerald!
Ingrid guardò Arthur.
- Questo è vero, Arthur
- Già – assentì lui, che aveva quasi voglia di ridere.
- E va bene, Ted – sospirò Ingrid – Hai vinto. Slegaci.
Ted rimase un momento sconcertato
- Ehi … un momento … Non mi avete ancora detto niente!
- Non pretenderai che parliamo d’affari con le mani legate dietro la schiena! – protestò Arthur.
- Siamo soci, adesso, Ted – aggiunse Ingrid – Abbiamo fatto un patto.
- Di che hai paura? – chiese Arthur, per aggiungere – Sei tu che sei armato. Siamo noi che dobbiamo fidarci di te.
Gli occhietti di Ted passarono rapidamente dall’uno all’altra.
Si passò la lingua sulle labbra, roso dall’incertezza, ma infine disse:
- Va bene. Ma al primo scherzo vi brucio le cervella.

Nessun commento: