domenica 2 dicembre 2007

Emerald - Capitolo 1

Ardo di sete e mi consumo
Or via
ch'io beva della fonte perenne
a destra
là dov'è il cipresso
Chi sei tu?
Donde sei?
Figlio di Geo son io
e di Uranòs stellato
(laminetta funeraria orfica ritr. 1893 Eleutherna - Creta)

EMERALD: terzo pianeta della stella Uraneo
(Jµ6^ - 70X/-12Y/48Z/34 par/sec)
Gravità 0.923
temperatura media 291 °K
rotazione 22.476 ore standard
tempo di rivoluzione 392 giorni e 13 ore pari a 367
giorni e 14,57 ore standard
atmosfera tipo terrestre
FATTORE HOLTZEN O.945
esplorazione: 21.9 standard 2267
concessione: Mines & Stars Co. (2353)
Inizio colonizzazione: 2357
(dalla "Scheda informativa" della Marina della Confederazione - anno 2382)


Ora che l'astronave s'era interposta tra Uraneo e il pianeta, Emerald appariva come una gemma incastonata nel panno scuro degli spazi siderali.
- Suggestivo, non è vero? – il signor Ciang, l'ometto dagli zigomi sporgenti lo riscosse dai propri pensieri con la sua voce dall'accento cantilenante - L'effetto dallo spazio è stupefacente. Peccato che dalla superficie lo sia un po' meno. Mi chiederà il perché signor? ...
- Temple. Arthur Temple - rispose l’uomo neanche quarantenne, spostando, solo per un attimo, i suoi grandi occhi marroni, dall’immagine del pianeta.
- Signor Temple. Verde, null'altro che sfumature di verde. Tempo due giorni e ne avrà piene le tasche, glielo garantisco. Cielo verde, screziato di nubi d'un verde cupo, che si congiungono all'orizzonte con un mare verde brillante, o con le vette di verdi montagne spruzzate di neve - indovini un po' - verde. Una nausea, le garantisco che non si vomita solo per il terrore che anche il vomito sia verde - sorrise - Lei è convinto che io stia esagerando. Sono della compagnia mineraria ed ogni anno standard vengo per un'ispezione. E lei, come mai arriva a Emerald?
- Archeologia - rispose dopo un attimo, girando verso l’altro il volto, incorniciato da una curata barba castana, che voleva dare un minimo di autorevolezza a quel viso, ancora troppo giovanile.
- Archeologia? Su Emerald? - Il signor Ciang allungò il collo per osservarlo in viso – Ma, a quanto mi risulta, il pianeta è stato colonizzato da non più di venticinque anni e non vi è alcuna traccia di civiltà indigene.
- Altrimenti voi sareste i primi ad essere informati, non è vero, signor Ciang?
- La prego di non considerare le nostre due attività in contrapposizione, signor Temple. La compagnia è consapevole delle leggi della Confederazione.
- Si rassicuri, sono qui per incontrare un collega.
Arthur prese ad ostentare un esclusivo interesse per l'insolito panorama spaziale, sperando che il signor Ciang si ritirasse in buon ordine.
- Non crede anche lei, signor Temple - riprese invece il signor Ciang, con una vena di ossequiosa petulanza, o almeno tale l'avvertì Arthur - che la monocultura economica sia l'unico strumento realistico per una colonizzazione nella fase iniziale?
- Non sono un esperto in economia - si schernì Arthur.
- Ma converrà con me che i costi dei viaggi e dei trasporti interstellari sono tali da rendere più che legittimo l'esclusivismo economico...
- Intende quel che di fatto fa la Confederazione affidando ad una compagnia come la sua la totale gestione di un pianeta?
- Ma solo fin tanto che le strutture del pianeta non divengano autosufficienti.
- E nell'attesa, società come la sua, signor Ciang, incamerano profitti astronomici.
- Anche i costi lo sono, signor Temple. Nella fase pionieristica, come quella in cui si trova Emerald, chi e come dovrebbe sobbarcarsi i costi per il trasporto di decine di migliaia di entusiasti, disperati e sognatori dai più sperduti angoli della Confederazione? Come potrebbe qualche centinaio di migliaia di coloni rendere tecnologicamente autosufficiente il pianeta?
- Mi sta dicendo che la Mines & Stars è un'organizzazione filantropica?
- Gli immensi giacimenti di metalli pesanti di Emerald sono un adeguato incentivo per la compagnia, signor Temple - rispose sorridendo il signor Ciang - Mi permetta di diffidare di incentivi più altruistici o, forse, semplicemente più nascosti.
- Le ho già detto di non intendermi di economia, signor Ciang. Ma da profano, se vuole da studioso di cose inutili come è la storia...
- La prego di non attribuirmi una simile frivolezza - lo interruppe il signor Ciang.
- Ma si figuri, sono io, che sentendola parlare, mi domando in quale razionale e perfettamente ragionevole formula economica, sia possibile collocare la spesa d'una spedizione archeologica. Sfruttamento turistico del sito? Indotto editoriale e universitario che su se stesso, come una sorta di uroboro, finisce per creare un circuito virtuoso e virtuale che ...
- Non si prenda gioco di me.
- Non è mia intenzione, signor Ciang. Ma poco fa mi sono venuti in mente ... direi quasi che ne abbia sentito la protesta nelle orecchie, quelle decine di pianeti esplorati e abbandonati in questi tre secoli di nostri vagabondaggi nel cosmo. Pianeti abitabili, più o meno gradevoli, dal fattore Holtzen tanto alto da costituire da solo un irresistibile spot pubblicitario ...
- Emerald ha un fattore altissimo, 0.945, prossimo all'unità. E se si esclude questo curioso ma fisiologicamente innocuo viraggio al verde della luce ...
- Ma quanti Emerald sono stati scartati, perché non erano altrettanto allettanti per i profitti immediati di questa o quella compagnia?
- Non si può prescindere dal rapporto costi/benefici - scosse la testa il signor Ciang.
- Mi spiace, ma non possiamo capirci, mio caro signore - sospirò Arthur - Vede, lei sembra affetto da quella malformazione degli occhi che, se non erro, un tempo si chiamava miopia e non consentiva di vedere le cose lontane. Mentre io, da buono storico, sembro affetto dalla malattia contraria, la ipermetropia, e non riesco a vedere le cose vicine. Lei si preoccupa di chiudere il bilancio in pareggio ogni sera. Mi perdoni l'ardire di questa rozza metafora economica. Mentre io, sarà perché per mestiere mi sono scelto d'andare a spulciare i bilanci delle aziende cessate, sono interessato tutt'al più al bilancio annuale. Anche se, a dire il vero, di bilanci non me ne frega niente. E comunque - continuò fermando le proteste dell'interlocutore - il condizionare all'immediato ritorno economico, l'avvio di un processo di colonizzazione, che nel futuro potrebbe apportare incalcolabili ricchezze ideali, mentali ed anche economiche all'intera umanità, attraverso la complessità e la diversità di un'intera società umana, non è semplicemente economicistico, rozzo, innaturale, ingiusto. E' fondamentalmente stupido.
Il sorriso del signor Ciang si spense e, questi, dopo un cenno di formale inchino, si ritirò.
Arthur si rimproverò d'aver perduto la pazienza, ma con sollievo poté tornare ai propri pensieri e all'enigma che era alla base di quel suo viaggio.
La sua sorpresa era stata grande quando aveva ricevuto a New Yale quello strano messaggio di Jhob Crhistiansen, il suo amico e collega all'Istituto di Archeologia dell'università, un biglietto sibillino: "Ho trovato la torre nell'uovo di Phanes".
E poi quel testo di una laminetta funeraria orfica dell'antica Grecia di Terra, il pianeta originario, da cui l'umanità s'era affrancata due secoli prima, colonizzando già, al momento, una ventina di pianeti.
Per lui, che considerava come genialità l'apparente stravaganza dell'amico, si era rivelata una sorpresa che era stata sufficiente a convincerlo ad imbarcarsi in quell'impresa che, al momento, appariva senza un capo ed una coda.

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