domenica 2 dicembre 2007

Emerald - Capitolo 13

Il pub degli indipendenti era ricavato in un tozzo fabbricato in disuso, ai margini dello spazioporto, tra i giganteschi magazzini dei materiali stoccati in attesa dei carghi spaziali, che li avrebbero trasportati in ogni angolo della Confederazione.
Arthur ebbe l'impressione d'entrare sul set d'un olo d'avventura per ragazzi.
Soffuse e calde luci direzionali offrivano, tra la penombra, tutta una sorta di quadretti rappresentanti la summa dei luoghi comuni su quegli uomini di frontiera, comunque uomini "veri", comunque indolenti guerrieri a riposo.
Pensò alla città dei miners, lì, a solo un paio di chilometri, e un universo intero di distanza
- Scusi - fece Arthur, rivolto ad un ometto calvo, in giubbotto di cuoio sintetico nero ed un'evidente pelle artificiale, mal applicata sul lato sinistro del volto - è qui che si può ingaggiare una guida?
L'uomo lo scrutò sfacciatamente con i suoi occhietti troppo distanziati e quindi, volgendo il capo verso l'interno della grande sala, quasi gridò:
- Ehi! C'è un rainbowed che cerca una carretta.
Tutti i volti si girarono verso Arthur, che si sentì soppesato.
- Sono un professore di New …
- Dove? - un uomo di dimensioni ciclopiche, dalla barba e dalla capigliatura leonine, stravaccato su di una poltrona ad aria, l'interruppe.
- ... Yale - riprese interdetto - Cerco un mezzo da affittare ed una guida ...
- Questo l'abbiamo capito - riprese brusco l'uomo - Dove vuoi andare, rainbowed?
- Nella regione di Aither.
Come d'incanto tutti gli sguardi l'abbandonarono e quegli uomini ripresero le occupazioni appena interrotte.
- Allora? - chiese Arthur all'omino calvo che s'era voltato di spalle.
- Senti, amico - rispose l'uomo, girando solo per un attimo il capo - Avrai bisogno di molti crediti per trovare qualcuno tanto disperato da accettare di accompagnarti. Non so perché vieni su Emerald, ma ti assicuro che ci sono metodi meno complicati per farla finita.
- Perché vuoi andare nell'Aither?
Una voce femminile gli fece voltare il capo.
Una giovane donna dai capelli chiari tagliati cortissimi, dallo sguardo insolitamente deciso su lineamenti così delicati, in tuta da lavoro, gli si era avvicinata.
- Cerco un amico – si mantenne vago, Arthur
- Un amico? E come mai l’amico di un raimbowed se ne va a spasso nell’Aither?
- E’ un interrogatorio? – rispose brusco, Arthur
La donna alzò una mano.
- Fai un passo indietro, raimbowed. Se chiedi a qualcuno di portarti da quelle parti, devi parlare di più. Sono in molti, maledettamente troppi, ad essere scomparsi da quelle parti, ultimamente.
- Lo accompagna qualcuno di voi.
- Chi?
- Un certo Berensky
- Klaus - quello della donna fu quasi un sospiro.
- Lo conosce?
- Hai pescato il jolly, rainbowed. Hai trovato la tua guida - fece la donna, risoluta.
- Lei?
- Si e non discutere né di prezzo né di altro. Non ne troverai un'altra.
- Per me va bene. – si affrettò a dire Arthur - Ma perché, qual è il problema?
- Offrimi da bere, rainbowed.
Presero un liquore opalescente e si appartarono ad un tavolo in un angolo.
La donna cominciò a parlare sorseggiando dal bicchiere.
- Noi indipendenti siamo gente concreta, raimbowed...
- Mi chiamo Arthur – la cosa cominciava ad infastidirlo
- Arthur – ripeté la donna, accondiscendente – Quella dei miners è una vita da schifo. Ma dopo gli anni del contratto con la Compagnia, non rinunciamo a crediti, alloggio e mensa, per rimetterci la buccia come fessi. Corriamo i nostri rischi, questo si, è ovvio. Ma lo facciamo per scovare un buon giacimento, da rivendere alla Compagnia per una montagna di crediti. Ho un sogno, Arthur. Ho intenzione di invecchiare a New Paris, io.
- Ma io pago – fece Arthur
- Quanto la Compagnia per un nuovo giacimento? – sorrise beffarda - Altrimenti il rischio non vale la paga.
- Ho capito. Ma perché è così pericolosa la regione di Aither?
- Qui, su Emerald, pericoli ce ne sono un po' ovunque, come si esce dagli insediamenti della Compagnia. E diciamo che sono nel conto. Con un po’ di pratica e una buona scorta di fortuna, riusciamo a tirare avanti in attesa del colpo gobbo. Ma nell’Aither non è così, nell’Aither e diverso. Nel giro di due anni, lì sono svanite nel nulla sette carrette e, credimi, era tutta gente esperta.
- Come si chiama?
- Ingrid
- Ingrid, come mai lei è disposta ad accompagnarmi?
- Klaus …
- E’ suo amico?
- Qualcosa di più
La donna si disse pronta a partire immediatamente, la sua aeronave era rifornita ed efficiente.
Arthur non chiedeva di meglio e si avviarono uscendo dal pub.
Il parcheggio degli aeromobili si trovava appena oltre il limite dello spazioporto, dietro il pub, circoscritto da una semplice recinzione metallica.
Arthur seguiva Ingrid, che se ne andava spedita, con la sacca appesa per la corda alla sua spalla destra, tra quell'incredibile campionario di improbabili veicoli.
- Sant'iddio! - esclamò - Ma voi usate questi cosi?
Allineati in file ordinate, si susseguivano i più antiquati ed eterogenei mezzi di trasporto che Arthur avesse mai visto.
Qualcuno di essi, sui pianeti centrali, era in disuso da almeno cento anni e quelli che riusciva a riconoscere, erano modificati senza un apparente obiettivo, o regola comune, tanto da apparire singoli, improbabili e fantasiosi prototipi.
- Ehi, rainbowed - si volse, posando al suolo la sacca, Ingrid - Sai quanto costa far arrivare a Emerald un’aviomobile? Con la liquidazione da miners possiamo permetterci d'acquistare solo i ferri vecchi che la Compagnia dismette. Ma non ti preoccupare, ogni indipendente conosce la sua carretta e, giuraci, la sa cavalcare.
- Ma sono tutti mezzi urbani o poco più!
- E cosa ti aspettavi, un traghetto suborbitale? Quelli la Compagnia se li tiene ben stretti e continuerà a farlo per almeno vent'anni.
Senza dargli modo di replicare, la ragazza riprese il cammino per andarsi a fermare davanti ad un aeronave, su cui spiccava la scritta fosforescente Green Queen.
- Ecco la mia bella regina. Quattro posti, autosufficiente, dieci metri quadri di stiva e in più - disse battendo sulle protuberanze cilindriche, visibili sui lati posteriori del veicolo - per culo, due propulsori Hidening aggiunti, che ho ricavato da un cassonetto della miniera A12.
- Ma ... – Arthur, in bilico tra la protesta e il timore di urtare la suscettibilità della ragazza - Non è un mezzo urbano?
- Lo era. L'ho modificato con quattro cuccette ad aria, il cubicolo servizi, la cambusa e la stiva è separata da una porta.
- Ma la propulsione...
Ingrid lo guardò di traverso, come dubitasse delle sue capacità mentali:
- Hai idea della potenza che ci vuole per spingere da zero a duecento chilometri all'ora, in tre secondi, un vagonetto carico di cento metri cubi di mendelevio? E da una profondità di quattromila metri? Coi miei Hidening ti porto dove vuoi, puoi giurarci.
Arthur deglutì.

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